Ci sono due mesi l’anno, al cinema, nei quali non si può fare a meno di ascoltare e riascoltare Jingle Bells. La Warner Bros presenta la sua commedia di Natale, “Fred Claus”: nel disperato tentativo di trarre qualcosa di originale dal filone natalizio, il soggetto non è incentrato sul ciccione con la barba ma sul fratello sfigato. Nicolaus – Nick, Frederyk – Fred: il nome è un omaggio a “Il Padrino”, in riferimento all’ombra nella quale vive Fredo (sarebbe interessante se il paragone si spingesse oltre, ad esempio tra Babbo Natale e Michael Corleone…).
La famiglia Claus viene rappresentata come una famiglia ‘qualsiasi’, elfi e renne volanti a parte: il fratello maggiore vive a New York, il fratello minore ha un’azienda al Polo Nord e i genitori hanno sempre preferito lui al primogenito. Bambini buoni e bambini cattivi, i criteri che Nick adotta per fare i regali hanno radici profonde… Fred non sopporta il Natale, che gli ricorda la sua ‘inferiorità’, Nick non vive bene l’ostilità del fratello e si butta sul cibo.
Gli altri personaggi si conoscono già bene: la fidanzata con la quale Fred non si decide mai a fare sul serio, la moglie di Nick che detesta il cognato combina-guai, gli elfi che lavorano al Polo… tutto già visto, ma è una pretesa insensata aspettarsi qualcos’altro.
Gli attori sembrano a loro agio, particolarmente Kevin Spacey nella parte del ‘cattivo’ e Rachel Weisz in quella della ragazza di Fred; stonano nei primi minuti dei fondali esageratamente finti, ma fortunatamente la svista non si ripete.
Qualche idea divertente tiene a galla il tutto: l’ispettore che minaccia la chiusura della fabbrica di Santa Claus (ma dice di non avercela solo col Natale…), la riunione dei ‘fratelli anonimi’ o l’osservazione impertinente di Fredo sulle leggi che Nick viola impunemente per consegnare i regali la notte di Natale.
Poco, ma sufficiente per fare qualche risata nel contesto di un film tutto sommato godibile: peccato per gli ultimi, immancabili minuti: un finale so sweet pare sia d’obbligo. Ok, è Natale. |