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Diego e Asia sono belli, giovani ed innamorati. Lui è un “bulletto” della Garbatella, che si guadagna il rispetto degli altri con la prepotenza; lei è una ragazza dolce e decida, che si guadagna da vivere lavorando in una modesta trattoria. Quando i due decideranno di andare a vivere insieme, uno strano caso del destino unirà la loro strada a quella di un losco personaggio della Roma dei traffici di droga e della prostituzione. Sarà un incontro tragico, per tutti. |
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Ammirevole tentativo, mal riuscito, di far rivivere un genere, quello del noir cittadino, sul quale sembra non siamo più molto ferrati. Questo è il primo film diretto da Marco Martani, che deve la sceneggiatura a Fausto Brizzi (che già fu in “Notte prima degli esami”). E di “Notte prima degli esami”, Martani prende il volto di Nicolas Vaporidis per il bel Diego, bulletto di quartiere, dall’aria prepotente e dai modi coatti, sempre pronto a fare a pugni. Poi si scopre – con una piacevole ripresa dall’alto – l’amore della sua vita: la solare Asia (Carolina Crescentini), bellezza che non passa inosservata, neanche al cattivo della pellicola, “Il Primario”, a cui presta volto e movenze risolute, ed esageratamente impassibili, il discreto Giorgio Faletti. I tre angoli di amore-sesso-odio si uniscono a formare un triangolo di incontri, che fruttano inattendibile casualità e zero sorpresa. Una nota di merito va a Maria Paiato, nel ruolo di una mamma ancora in attesa del suo uomo che, per il figlio, “è stato come sto posacenere qua dentro che non fuma nessuno”.
Il merito se non è nei dialoghi sta di sicuro nella scelta dell’esordiente regista di non perdersi ad immortalare una città apparsa sullo schermo, troppe volte, in veste di cartolina.
Forse “Cemento armato” spazza via il luogo comune che la prima garanzia per un incasso lodevole ai botteghini è la presenza di un attore ben voluto dal pubblico, di stampo medio adolescenziale. È successo per Scamarcio, ma per Vaporidis non è lo stesso e il cemento armato, oltre a soffocare, non lascia niente, se non il sapore di una ulteriore, amara, sconfitta del cinema giovane. “Fuori dalla finestra solo cemento armato”, intona ad un certo punto Giorgio Faletti, di fronte alla finestra, perdendosi in elenchi e descrizioni di strade e località della capitale che ricordano un certo fare pasoliniano. L’immagine del traffico di Roma rimane nella memoria: almeno quello è reale. Purtroppo. |