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Una prostituta muore durante il parto. Un'infermiera, interpretata da Naomi Watts, si ritrova a indagare sull'identità della giovane e viene coinvolta in un'operazione della polizia su un grosso giro di prostituzione gestito dalla mafia russa. |
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“Non nevica mai, non fa mai caldo, Londra è una città di puttane e froci”
In una Londra senza identità, grigia scenografia ironicamente addobbata a festa (natalizia), Cronenberg dipinge la sua idea di malvagità e violenza: la capitale britannica come tela di morte, macchiata dal sangue per ogni peccato commesso.
Ogni peccato un tatuaggio, ogni tatuaggio una stelletta sulle uniformi (carnali) delle armate (russe) del male.
Un male che è dentro di noi più di quanto si possa immaginare, come insegna A History of violence, ma anche più vicino: una tragica vicinanza, che può diventare contatto beffardamente casuale, involontario, eppure inevitabilmente contagioso.
Anna spinta dall’amore troverà un mondo opposto al suo, che rigetta, ma col quale deve confrontarsi: si assiste ad una 'guerra di mondi', con propri ideali e proprie regole, inconciliabili e quindi in eterno conflitto. Cronenberg gioca sui contrasti (il mondo normale/legale da una parte, quello anormale/illegale dall’altra) e si diverte a incrociarli, come nella scena del ristorante. Il film penetra nell’occulto del male ma ne svela ogni suo segno -mutilazioni, sgozzamenti, stupri- e non ha paura di filtrare alcuna perversità o atrocità: inizia immediatamente con due morti e prosegue senza tregua con omicidi e violenze, con il primissimo piano che segue Viggo Mortensen (bravissimo) completamente nudo mentre affronta due killer come scena clou, una sequenza di combattimento magistrale che probabilmente sarà ricordata come una delle migliori degli ultimi anni, nonostante la morbosità nella sua parte finale.
Indubbiamente ci troviamo di fronte a un prodotto di qualità, eppure "La promessa dell'assassino" non è un capolavoro, principalmente per due motivi: il primo è che la storia è abbastanza prevedibile e ha un finale decisamente deludente e senza atmosfera. Il secondo è che non conferma le aspettative che lo definivano tale. Il problema è che se si presenta un film come "il più atteso" (del Festival, del mese o dell’anno…) inevitabilmente si gode di una pubblicità efficace in grado di portare gente al cinema, ma successivamente gli stessi spettatori diventano più critici e intolleranti verso i difetti del film stesso. E questo qualcuno ne ha... |
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La promessa dell'assassino e' il thriller piu' riuscito di Cronemberg ed anche uno dei vertici della sua filmografia. Dopo A History of Violence, si riconferma l'ottimo connubio tra il regista canadese e Mortensen, capace di fare del suo personaggio uno tra i protagonisti piu' glaciali, misteriosi e anti-eroici degli ultimi anni (parte del merito va anche al suo abituale doppiatore Pino Insegno) e tra le ottime performance del cast e' da segnalare quella del "padrino" di Muller-Stahl. Per tutta la sua durata, il film ci trasporta in una Londra fredda, buia e inospitale, senza mai staccare l'attenzione, grazie ad una sceneggiatura ottimamente scritta che da maggior risalto a dialoghi e pause silenziose rispetto a rocambolesche e violente scene d'azione (indimenticabile l'ormai celebre lotta nella sauna). Da vedere, fino al gelido finale.
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