Dalla carta allo schermo, la trilogia di Philip Pullman “Queste oscure materie” fa la sua irruzione nel mercato cinematografico europeo a Natale 2007: il primo capitolo è “La bussola d’oro” (“L’aurora boreale”, il titolo inglese del libro), al quale – in caso di successo maggiore rispetto a quello ottenuto in patria – seguiranno “La lama sottile” e “Il cannocchiale d’ambra”, in attesa che Pullman finisca il seguito, che dovrebbe chiamarsi “Il libro della polvere”.
A un anno esatto dall’uscita de “Le Cronche di Narnia: il Leone, la Strega e l’Armadio”, “La bussola d’oro” si propone come prodotto antagonista della saga tratta da Clive Staples Lewis, per la quale attendiamo in estate “Il Principe Caspian”. Troppi i punti di contatto per non istituire un parallelo, ultimo livello del quale è il mondo fantastico nel quale ci immergiamo. Una differenza strutturale, però, è da rilevare: senza parlare del finale, gli episodi de “Le Cronache di Narnia” sono compiuti, e in quanto tali godibili anche singolarmente per un lettore come per uno spettatore; “Queste oscure materie” è invece un unico discorso che non trova nemmeno una parziale conclusione al termine del primo episodio, ma richiede la lettura (o la visione, stesso discorso) dell’intera saga per comprendere le parti che la compongono.
Gli elementi che caratterizzano questo mondo fantastico sono rapidamente introdotti: si sta guardando ad uno di molti universi paralleli, nel quale gli esseri umani hanno tutti un daimon (una manifestazione fisica della propria anima, sotto forma di animale) che li affianca sempre e col quale interagiscono; i daimon dei bambini mutano forma, si sa solo che si stabilizzeranno quando i ragazzi saranno cresciuti, ma non si dice altro. Oltre agli umani, il mondo è popolato da altre razze, da orsi bianchi, da streghe dell’aria; la protagonista è la dodicenne Lyra Belacqua, nipote di un esploratore-scienziato inviso al Magisterium, un’organizzazione che mira al controllo dell’umanità e mira al recupero dell’ultima Bussola d’oro, uno strumento in grado di rivelare la verità. Molti richiami tra la struttura del Magisterium e la Chiesa, ma le polemiche sollevate sono fuori luogo: è inevitabile che nella rappresentazione di un mondo fantastico con un’organizzazione che vuole dire ‘cosa si deve fare’ ed ha paura della verità vi siano diverse analogie.
Il nocciolo della saga, si capisce subito, è la ‘polvere’: cosa sia esattamente, dopo i 114 minuti del film, siamo ben lungi dal capire. Tante le domande che nascono, ben poche trovano risposta in questo primo capitolo, che vive però sulle ottime sequenze della battaglia che coinvolge, nel buio dei ghiacci del Nord, tutte le forze che conosciamo. E’ coraggiosa la scelta di rinunciare alla luce per la scena clou della battaglia, ma bisogna rendere omaggio alla fotografia di Henry Braham, che dalle luci e dai colori del Jordan College vira al tetro della notte londinese e alla semioscurità dei paesaggi nordici (è tutto il film, comunque, a non essere ‘per bambini’).
Il cast è da rivedere: tutti, da Nicole Kidman a Daniel Craig, da Eva Green all’esordiente Dakota Blue Richards, sembrano perfetti per la parte, ma è alla prova dell’evoluzione dei personaggi che si vedrà quanto le scelte siano azzeccate; sempre che nei prossimi capitoli quest’evoluzione avvenga…
In attesa di una data per l’uscita della seconda parte, le prime due ore sono godibili, ed è quel che si richiedeva a questo film. Il non finale però è un’operazione poco corretta, e chi non ha fretta di vederlo farebbe meglio ad aspettare la fine della serie e vederli tutti ravvicinati nel tempo. Magari in dvd, quando uscirà l’edizione speciale con tutta la saga. |