"Per elevare una relazione vera bisogna sacrificare mille verità apparenti."
Zhang Yimou disegna un affresco in cinque colori sulla nascita dell'impero cinese, una sorta di canto di fondazione; il peso di un futuro migliore viene posto sulle spalle dell'imperatore, ma è un onore appesantito dal sangue e dal sacrificio.
Il racconto inizia con le tonalità cupe e grigio scure dei Palazzi, passando poi ai rossi della passione e al blu della cospirazione seguito dal giallo della guerra. L'aspetto cromatico costituisce uno sforzo di rappresentare non solo una società o un periodo, ma il cosmo stesso.
"Hero" è dunque un wuxia assolutamente astratto; il tempo si ferma e tutto si decide nella durata del rimbalzo di una goccia d'acqua. Poi, lentamente, tra le pieghe della memoria, si insinua il tema: un'indagine rashomoniana sulla sete di potere.
L'autore soave di "Lanterne Rosse" abbandona la semplicità e la linearità delle sue opere precedenti a modello intimista e sentimentale, rielaborando la più classica ambientazione dell'epos cinese nel III secolo a.C. Bellezza e dolore, grandiosità e profondità, fascino e intrigo; la poetica del film è del tutto esplicita ed è nella forma e nel significato un inno all'Arte. È l'Arte infatti che si pone in continuo raffronto con il "mestiere delle armi", che ne costituisce bilanciamento e controparte, fino a generare una fusione mitica.
Altrove è la musica: come l'arte della spada, diventa pura espressione di sé, di un "moto interiore" che priva il combattimento della sua componente violenta, fino a giungere al momento più alto in cui si combatte nella mente, senza muoversi.
Un film dalla cristallina struttura circolare, immaginifico, sottilmente seducente. Uno spazio visivo ed emotivo in cui Zhang Yimou mescola alla perfezione epica, tradimento, sentimenti, onore e filosofia. Così come i silenziosi dialoghi segnati da passione e dramma, in cui traspare la vera essenza di Spada Spezzata, Neve che Cade, Cielo, Luna, Senza Nome. Eroi senza tempo... |
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