Prima orfano di padre, poi prigioniero, poi libero, di nuovo catturato e ancora in libertà... fino alla fine del film. Tutto teso in una incessante ricerca di sopravvivenza per guadagnarsi il posto predestinato fin dalla nascita: capo del popolo Mongolo con il nome di Gengis Kahn. Questo quanto racconta la pellicola del regista Sergej Bodrov, presentata in Concorso nella II Edizione di Cinema Festa Internazionale di Roma per mettere in mostra su grande schermo i lavori di un Cinema d’annata 2007. Nel film c’è sopravvivenza, ricerca della propria affermazione, anche a costo di battaglie, morti e negazione di antichi legami di sangue e tanta natura, fatta di steppe incontaminate e deserte dove tutto è sottomesso alla legge del più forte. La voce fuori campo di un uomo adulto rivive le tappe di un’esistenza travagliata e senza pace, dove l’amore sembra l’unica più intensa fonte di luce. La stessa che si riflette negli occhi dell’attrice chiamata ad interpretare il ruolo della giovane moglie di Temudzhin, futuro Gengis, Kahn (capo) delle tribù mongole. Una figura di donna che sazia le inquadrature della sua rara bellezza e a volte si eclissa per lasciare il posto all’uomo a cui è legata e insieme al quale il regista dedica un notevole campo contro campo, che a turno sfuma e mette in risalto il volto, come a riflettere un rapporto di continui allontanamenti e ritorni. Per il resto nel film, la caratterizzazione del personaggio di cui vorrebbe farsi portavoce Mongol, non è analizzata tanto in profondità, tanto che nel momento in cui viene colpito da una freccia e quando ritrova la sua compagna di vita - che il destino ha unito in tenera età, in quella terra dove le promesse spose giocano ancora ad inseguirsi sui prati – non genera nello spettatore un cambio di stato d’animo.
Se è vero che quei posti erano così gelidi e smisurati, nella pellicola si riflettono alla perfezione, e inondano le inquadrature, però tolgono spazio ad un più approfondito lavoro sui personaggi che risultano di quella stessa freddezza. Anche nel momento più teso delle lunghe battaglie, che riempiono il secondo tempo, questo gelo non cede la presa e l’unica cosa che alza il volume è la colonna sonora, ma stona con l’inizio del film e infastidisce. |