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Una coppia felice, due giovani figlie innamorate dei propri genitori, un uomo che cerca di uscire dal tunnel della droga e tutto il resto del mondo che gira intorno e influenza le vite degli altri, generando eventi fatali e irreparabili. Modi differenti di affrontare il dolore per la perdita di una persona amata e modi diversi di voltare pagina per i due protagonisti Audrey e Jerry, che cercheranno di unire le loro forze per ritrovare quella felicità che la morte e la disperazione hanno portato lontano. |
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“Le cose che perdiamo nel fuoco” possono essere più o meno preziose. Quelle che ha perso Audrey – una giusta Halle Berry nei panni di moglie e mamma – in un incendio domestico avevano un grande valore: tasselli di ricordi sfumati nel vento. Una perdita che però diventa insignificante a confronto di quella più grande, dell’uomo che ama, brutalmente ucciso sul ciglio di una strada. Questo l’inizio della pellicola con cui la danese Susanne Bier si presenta alla Premiere della Festa di Roma: un film che salta tra presente e passato, mostrando le conseguenze degli avvenimenti e gli avvenimenti stessi che quelle conseguenze le hanno generate, per raccontare la storia della privazione di un amore e della droga, senza la quale lo strepitoso Benicio del Toro sembra non poter vivere. Recitazione e ascolto impeccabili quelli di del Toro che, vestendo i panni di un eroinomane in cerca di resurrezione dopo la morte del suo migliore e unico amico, cambia rapidamente, con estrema facilità, gli stati d’animo e mostra un volto profondamente espressivo, al quale la regista dedica lunghi ed intensi primissimi piani, soffermandosi in troppe riprese sui suoi occhi e su quelli della Berry. I due si incontrano, già si conoscono, inizia uno strano rapporto di convivenza e il tempo scorre, ma è difficile dimenticare il passato, come giudiziosamente dimostra il racconto, che non cede ad un possibile e scontato risvolto sessuale tra i due – differentemente a quanto fa presagire la pellicola già dalle sequenze iniziali. Questo è forse l’unico contrassegno originale del film che, nonostante voglia farsi portavoce di tanti insegnamenti di vita, si fa prendere la mano dal buonismo, dalle frasi fatte e dai dialoghi in dei punti superficiali da diventare inconsistente. Lo spettatore perde di vista ciò che la pellicola vuole trasmettergli e si annoia e, anche se la bravura degli attori è rilevante, non riesce a salvarlo dall’insufficienza. In fondo Things We Lost in the Fire è un esperimento e, come si impara nel film, per realizzare qualcosa di buono bisogna muoversi con calma, “un giorno alla volta, un giorno alla volta, un giorno alla volta”... |
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Commenti del pubblico |
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