A tre anni di distanza da “Il mistero dei Templari”, la Disney sceglie nuovamente Ben Gates–Nicholas Cage per il suo film di Natale; l’avventura è nuova di zecca e il tempo sembra essersi fermato: al suo fianco troviamo sempre Riley, Abigail e il padre Patrick, mentre il finale della prima puntata è come cancellato dalla crisi coniugale tra Ben e Abigail e dagli sperperi di Riley.
Ad ogni modo l’orizzonte si amplia un po’ con la comparsa della madre di Ben, interpretata da Helen Mirren, che dà vita a un duetto con l’ex marito Patrick – i due non si vedono da 32 anni – che va avanti per tutto il film.
Alle origini della vicenda sta il buon nome della famiglia Gates: l’antenato Thomas, benemerito per aver ostacolato bruciando una mappa i Cavalieri del cerchio d’oro – un gruppo di sudisti ‘integralisti’ – nel 1865, viene accusato di aver cospirato contro Abramo Lincoln e di essere tra i responsabili del suo omicidio. L’accusatore è Jeb Wilkinson, un collezionista che spia Ben nelle sue ricerche con lo scopo di arrivare prima di lui al tesoro indicato nella mappa bruciata.
Un punto di partenza che mescola suggestioni leggendarie alla Storia con la S maiuscola, il momento che segnò la nascita degli Stati Uniti d’America: è quasi per voler fare luce su quel momento, più che per riabilitare il trisavolo, che Ben si lancia in un’avventura che continua a mischiare la realtà nota a tutti (i monumenti e i palazzi di Parigi, Londra, Washington, fino al monte Rushmore – 50 anni dopo Hitchcock) alle fantasie più assurde. La miscela è divertente, ma la mancanza assoluta della benché minima originalità pesa molto: “Il mistero delle pagine perdute” saccheggia tutto ciò che c’è da saccheggiare, primo tra tutti “Indiana Jones”, ma le modalità e il ritmo della ricerca verranno associate immediatamente, da un pubblico più giovane, a “Il Codice Da Vinci”. Si vede bene, però, che tutto questo non ha alcuna importanza; il produttore è Jerry Bruckheimer, che sulla buona idea dei “Pirati dei Caraibi” ha tirato fuori due sequel senza novità, ma destinati ad un enorme successo al botteghino. “National Treasure” non è da meno, sfruttando idee vecchie fin dal primo episodio. Ma se questo va bene al pubblico, come va bene ai produttori, non si può che stare a guardare. E allora, tanto vale rilassarsi e divertirsi un po’. |