Gioie e dolori di una famiglia 'prodigio'. Curiosa, sorprendentemente 'moderna' ricostruzione bizzarra di un viaggio 'iniziatico', perfettamente inserito in una struttura narrativa originale, documentata, divertente, poetica, alchimista della 'logica' onesta e diretta del racconto. Panoramiche che, puntigliosamente, oltrepassano il soggetto. L'ideologia dell'uomo nella società diventa il tema dominante. L'equilibrio delle atmosfere estasiato da esclamazioni indignate di tutta attualità (passando dal privato, per farsi pubblica e quindi universale) sono perciò le 'relazioni' intimiste minuziose, microscopiche e macroscopiche al tempo stesso, fra il terreno e quel 'paradiso' di commedia gradevole, minimalista (rivisitato più o meno nostalgico) equilibrato e stimolante al quale i protagonisti sono surrealmente destinati.
C'è un malessere nella famiglia contemporanea, padre e figlia tutti chiusi in loro stessi, prigionieri di ossessioni varie impossibilitati a comunicare. Il grande merito in questa storia è di saper allargare la propria visione: personaggi compiuti che s'intuiscono subito in presa diretta con la realtà dell'esperienza vissuta in una drammaturgia esile ed 'elementare'. Mitica, che racconta sé stessa, e quindi 'immensa'. Ragione per la quale la memorabile lezione di vita affettiva, di anticonformismo ed altruismo intellettuale, di emancipazione sociale, rimane evidente: i condizionamenti, i presupposti, le problematiche esistenziali che fanno soffrire, spesso anche gioire, riescono sempre crescere e maturare la qualità dello sguardo nell'occhio della cinepresa. |