Il film vale 7, non di più.
Ma ci sono film che per motivi completamente esterni vivi in una maniera indimenticabile, soffri in attesa di un finale alla Jane Austen, e quando questo finale, sperato ma inaspettato, arriva, ci si sente felici. Indimenticabile.
Per rimanere al film e non condizionare il tutto con i propri sentimenti, "Il club di Jane Austen" è un piccolo esempio di perfezione. La vita di sei persone che scelgono di ritrovarsi, una volta al mese, in una casa per discutere dei romanzi di Jane Austen; i sei romanzi della scrittrice, letti, interpretati, discussi, vissuti: le loro vite hanno tratti comuni ai romanzi in questione, è questa l'idea alla base del film, e il merito più grande è di non cavalcare insistentemente quest'idea, ma di lasciarla lì, come una delle tante cose.
Si inizia a febbraio, con la lettura di "Emma": i sei 'appassionati' sono 5 donne (una madre separata con la figlia gay, una compagna ai tempi del liceo della madre, una giovane insegnante invaghita da un allievo, una single più grande) e un ragazzo appassionato di fantascienza, Grigg, che si è unito al gruppo senza conoscere la Austen ma solo per corteggiare Jocelyn e che rivelerà intuito e spirito critico superiore alle attese.
Le frasi della Austen e quelle dei sei membri del club costellano la pellicola: "si capisce che sono innamorati perché si comportano male", magari non condivisibile ma di effetto.
A marzo è la volta di Mansfield Park ("così tu sei lesbica; a tempo pieno?"), ad aprile "L'abbazia di Northanger" ("no, io non voglio fingere"; "amore, il liceo è finito").
Chiudono le sedute con i tre romanzi più noti, "Orgoglio e Pregiudizio", "Ragione e Sentimento", "Persuasione". Proprio "Persuasione" prelude al finale austeniano del film: "parla di sbagli e di seconde occasioni". Ma è il finale, a suo modo banale, a mio modo sorprendente, che parla di qualcosa di più. |