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Recensione: Saw IV

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Saw IV
titolo originale Saw IV
nazione U.S.A.
anno 2007
regia Darren Lynn Bousman
genere Horror
durata 108 min.
distribuzione 01 Distribution
cast T. Bell (L'enigmista) • L. Bent (Ispettore Rigg ) • B. Russell (Jill) • C. Mandylor (Hoffman) • S. Patterson (Agente Strahm)
sceneggiatura P. MeltonM. Dunstan
musiche C. Clouser
fotografia D. Armstrong
montaggio K. GreutertB. Sullivan
uscita nelle sale 30 Aprile 2008
media voti redazione
Saw IV Trama del film
Jigsaw e la sua assistente Amanda sono morti. Alla notizia dell'omicidio del detective Kerry, arrivano al distretto di polizia ormai vuoto due agenti dell'FBI esperti in profili criminali, Strahm e Perez. Il loro compito è aiutare il detective Hoffman a scoprire l'ultimo efferato gioco di Jigsaw e rimettere insieme i pezzi del puzzle. Ma il comandante della SWAT, Rigg, l'unico poliziotto del posto che deve ancora sperimentare l’operato di Jigsaw, viene improvvisamente rapito. Coinvolto a forza nel terrificante gioco del pazzo, ha solo 90 minuti per risolvere una diabolica serie di trappole interconnesse... o affrontare le mortali conseguenze.
Recensione “Saw IV”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 5)
Degenerazioni cinetiche: realismo 'furibondo'. Una meditazione espressiva; la storia 'minacciata' dallo stesso serial killer. Situazione convenzionale: ma basta lo svolgimento delle prime sequenze per farci comprendere che dei 'trucchi' di un genere di cinema, e non (solo) di inquietante macellazione, si tratti. Tutto si riassume nel non-detto, nel suggerito, nell'insinuato fuori campo, nella 'furba' continuazione di una storia che conosciamo. Importa altrettanto tutto ciò che sta fuori dall'inquadratura, ed il risultato conduce all'inquietudine, al dubbio, alla rimessa in questione delle certezze, alla destabilizzazione (corrotta) del nostro subconscio. La storia di Jigsaw esplora sovrana gli spazi, gioca perciò come un gatto con i poveri topi rappresentati dai personaggi per non dire dagli spettatori, carica i colori saturandone i significati, amplifica i suoni come i silenzi. E il cinema allora vive proprio di questa 'immaginazione fantastica' della memoria. Nella sapienza di questo 'misterioso' spettacolo sincopato, il film (ansioso di sceneggiatura) acquista il senso di una 'smaliziata' quanto accademica riflessione, soprattutto morale, sul malessere privato di giustificazioni 'razionali'.
Questo è il cinema dell'orrore: ma la molla dell’incubo è ormai evidente nel giocattolo 'sventrato'.
Commenti del pubblico







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