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Una madre, una figlia e tre possibili papà. Ispirato alle storie magiche narrate nelle canzoni degli ABBA come "Dancing Queen" o "SOS", il film racconta la storia di Sophie che, cresciuta da un’indipendente madre single (Donna), decide di scoprire chi sia suo padre prima di sposarsi. Lo farà invitando, nel loro albergo, all’insaputa della madre, i tre uomini che hanno fatto parte della vita di Donna, riaccendendo vecchi amori e creandone di nuovi. |
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Le versioni cinematografiche dei musical si trasformano troppo spesso in film con tanta musica e tante coreografie. Il passaggio dell’espressione musicale e coreografica pensata per lo spettacolo dal vivo al grande schermo non ha successo se il musical non è “ripensato” come film e questa non è un’operazione facile.
Per fortuna, la regista Phyllida Lloyd indovina la commistione tra commedia e film musicale, senza lasciare che uno dei due elementi prevalga sull’altro. Le musiche delle classiche canzoni degli ABBA sostituiscono i dialoghi della commedia in modo perfettamente naturale e l’impressione è quella di vedere un film che utilizza (bene) altri mezzi espressivi oltre alla recitazione tradizionale.
Alla vigilia delle sue nozze Sophie (Amanda Seyfried) invita segretamente al matrimonio tre ex amanti della madre Donna (Meryl Streep), convinta che uno tra loro sia suo padre. I tre uomini (Pierce Brosnan, Colin Firth, Stellan Skarsgård) si presentano sull’isola greca dove Donna, da quando è nata Sophie, dirige un albergo dalle alterne fortune. Sull’isola arrivano anche le amiche della sposa e le ex compagne di avventure della madre: dall’incontro di questi personaggi e dai tentativi di Sophie di capire chi dei tre sia suo padre, senza che Donna sospetti il motivo per cui sono stati invitati, nasce la commedia.
“Mamma Mia!” è un film divertente, ma è anche un film sull’età adulta, su quel periodo della vita in cui capiamo che si è già iniziato a pagare un prezzo per le scelte che abbiamo fatto, e impariamo ad accettarlo. I numeri musicali che si susseguono rispecchiano la commistione di allegria e di malinconia per il tempo che passa, senza cadere nella trappola del rimpianto strappalacrime.
La Streep (splendida l’esecuzione di "The winner takes it all", in cui riesce a fondere perfettamente l’emozione della recitazione con quella del canto) e il resto del cast "adulto" (oltre ai tre uomini, Julie Walters e Christine Baranski) sono notevoli nello sprigionare una vitalità che non ha nulla di giovanile o peggio ancora giovanilistico, ma è un inno all’energia dei cinquantenni. I giovani sono all’altezza, sopratutto Amanda Seyfried che riesce a rendere un personaggio delizioso senza cadere nello stucchevole. |
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Commenti del pubblico |
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