"Non sapevo nulla di lei. Cinquantasette ore più tardi, mi sarei innamorato di quella donna".
Come nel precedente "As tears go by", ancora due poliziotti, ancora due storie di amori inconclusi o addirittura mai iniziati.
Sullo sfondo di una bellissima Hong Kong, caotica, colorata, popolata dai reietti del mondo, Matricola 223 e Matricola 663 hanno storie di amori perduti alle spalle; una donna misteriosa coinvolta in un traffico di droga e una cameriera che sogna di fuggire, ma sa che c'è ancora un buon motivo per rimanere...
Mai come in questa pellicola, più che le storie contano i personaggi e più ancora lo sguardo dell'autore. Wong Kar-wai lavora su più personaggi e su più storie, strutturando la narrazione non secondo alternanze, parallelismi e/o intrecci, ma organizzandola in una sorta di "staffetta", in cui il testimone è costituito dalla voce narrante dei protagonisti.
I quattro personaggi vivono storie soltanto apparentemente distanti tra loro, poiché le soluzioni formali che il regista adotta, isolano i personaggi dal contesto creando, per contrasto, sospensioni in cui i piccoli riti legati alla memoria e alla disperazione si mostrano in tutta la loro poetica e tragica natura di "armi" contro la solitudine e contro il caso.
Il regista concede visibilità ai sogni, voce ai silenzi ed una speranza ai finali sospesi, non tralasciando ritmo, inventiva e ironia. Il suo è un cinema sull'incomunicabilità nella società della comunicazione.
Wong Kar-wai è uno di quei cineasti che rivelano, oltre ad un ineccepibile talento, anche un profondo amore per l'arte che trattano, per il cinema e i suoi protagonisti: il corpo e il movimento.
Premiato a Cannes per la miglior regia (1994). |
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Wong Kar-Wai riesce, come pochi, a fare film sentimentali con tanta poesia e delicatezza. Accade anche qui, semplice chicca degli anni '90. Quanto è dolce, a suo modo la seconda storia. E quanto riempiono, California Dreamin e Dreams, così alte nelle casse. Una vibrazione continua.
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