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Lars Lindstrom, introverso e dolce, sembra aver finalmente trovato una ragazza tutta sua, un'amica da presentare ad amici e parenti come il suo grande amore. Ma l'adorata Bianca viene accolta in modo sospettoso dalla tribù soprattutto quando si scopre che si tratta di una real doll, ossia una di quelle bambole a grandezza naturale. |
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Lars, interpretato da un bravo e credibilissimo Ryan Gosling, è un ragazzo a dir poco problematico. La goffa timidezza e la sorda solitudine che avvolgono la sua vita lo hanno relegato in un mondo fatto di fragilità e ingenuità, al quale è sempre più difficile sottrarsi. Lo circonda un malinconico, innevato e sperduto paesino del Wisconsin, popolato da persone sostanzialmente comuni ma piene di umanità. Così, quando Lars aggira i suoi problemi sostituendo la presenza di una donna accanto a sé con quella di una inanimata e perfetta “real doll”, la comunità, inizialmente perplessa, si mostra comprensiva e asseconda altruisticamente i “disturbi” mentali del protagonista, accompagnandolo in un percorso di scoperta, crescita e rinascita.
In questa fiaba dell’esordiente Craig Gillespie (australiano di nascita, americano d’adozione), il diverso è dunque proposto come “uno di noi”, la vita proposta come atto d’amore, le incomprensioni comunicative viste come chiave per l’analisi di una crisi che corrode un mondo nel quale tutto sembra correre troppo rapidamente, senza dare il giusto tempo a chi non ha le capacità o la voglia di adeguarsi alla norma.
Realtà e assurdità si compenetrano con l’obiettivo di tirar fuori dalla collisione spunti di riflessione; ironia e amarezza puntano a inquietare lo spettatore senza farlo sentire parte dello spettacolo; cinismo e buoni sentimenti riuniscono materia e antimateria col solo scopo di far capire che in fondo la complessità della realtà può e deve stringere gli esseri umani, semplicemente per la loro intima essenza e unicità. Il film è pensato, e si vede, tuttavia manca un crescendo narrativo che universalizzi il messaggio e gli sbadigli hanno purtroppo la meglio sul convolgimento emotivo, a causa anche di un fastidioso vizio moderno che impedisce di concepire serenamente lungometraggi più corti di 1h30min. Ne risente il ritmo – dilatato – e di riflesso anche le idee, che rischiano di non godere di una giusta contestualizzazione, anche a causa – c’è da dirlo – di un finale elegante ma prevedibile ed eccessivamente accomodante.
L’approccio intimista è davvero apprezzabile, così come le ambientazioni e la recitazione, ma durante la proiezione si ha la costante impressione che nelle scene chiave lo scarto tra creatività e banalità si davvero troppo limitato. Ambiguo.
“Lars e una ragazza tutta” sua ha ricevuto il Premio del pubblico al Festival di Torino 2007. |
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Commenti del pubblico |
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