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Recensione: Spiderwick: le cronache

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Spiderwick: le cronache
titolo originale The Spiderwick Chronicles
nazione U.S.A.
anno 2007
regia Mark Waters
genere Fantasy
durata 96 min.
distribuzione United International Pictures
cast F. Highmore (Simon/Jared) • M. Parker (Helen) • N. Nolte (Mulgarath) • J. Plowright (Lucinda) • D. Strathairn (Arthur Spiderwick) • S. Rogen (Hogsqueal) • S. Bolger (Mallory Grace)
sceneggiatura D. BarenbaumK. Kirkpatrick
musiche J. Horner
fotografia C. Deschanel
montaggio M. Kahn
uscita nelle sale 21 Marzo 2008
media voti redazione
Spiderwick: le cronache Trama del film
Basato sulla serie di libri best-seller scritti da Tony DiTerlizzi e Holly Black. Cose strane iniziano ad accadere quando la famiglia Grace (composta dalla mamma, Jared, suo fratello gemello Simon, e la sorella Mallory) lascia New York e si trasferisce in una grande casa malandata che apparteneva al prozio Arthur Spiderwick. Delle misteriose sparizioni che accadono la famiglia incolpa Jared. Quando lui, Simon e Mallory cercano di scoprire quello che sta veramente accadendo saranno travolti dal fantastico mondo della casa Spiderwick e delle creature che ci vivono.
Recensione “Spiderwick: le cronache ”
a cura di Glauco Almonte  (voto: 5,5)
Un mondo magico nel quale risolvere i problemi che il mondo reale pone e fa sembrare inaffrontabili.
Spiderwick – le cronache” non ci prova nemmeno a rivolgersi ad un pubblico capace di memoria cinematografica, puntando ad un target ristretto ma dalle ampie prospettive d’incasso al botteghino. Lo fa sulla scia di decine di predecessori, saccheggiando qua e là i vari “Neverland” (il bambino protagonista è lo stesso, Freddie Highmore, qui nel doppio ruolo di gemello chiuso e curioso / saccente e obbediente), “Cronache di Narnia”, “Storia Infinita”, con una spruzzata di atmosfera noir da fratelli Grimm che regge solo fino alla prima apparizione dei ‘mostri’. D’altro canto il messaggio, pedagogico ma non originale, è stato ampiamente trattato, spesso con successo: e quando in ballo ci sono produzioni multimilionarie è difficile che qualcuno voglia prendersi il rischio dell’originalità.
Un’enorme casa in mezzo alla campagna, una famiglia con un conflitto in atto e un libro nascosto, ritrovato per caso, sono gli ingredienti dai quali prende il via il film di Mark Waters. L’unica scelta che si presenta è quella tra la ‘porta dimensionale’ e il ‘rivelamento di una realtà occulta’, e la scelta cade su questa seconda opzione.
Il resto degli sforzi si concentra nel tentativo di disegnare creature magiche che non sappiano esageratamente di ‘già visto’, inserendo a intervalli più o meno regolari scene suggestive di rapidi scontri tra umani e mostri (le più riuscite sono le prime, con i ragazzi che non possono vedere i mostri che li stanno attaccando).
I due intermezzi ‘floreali’, tra fate e silfidi, - necessari al ritmo del film – deludono, e l’epilogo che li unisce è quanto di peggio si potesse scegliere per il finale. Ma è una conditio sine qua non che la conclusione dei film di questo tipo debba tenere in considerazione tutti gli esseri umani comparsi in precedenza (non è un caso che il padre dei ragazzi non compaia mai se non come interlocutore telefonico, salvandoci così da un finale ancora più assurdo).
In conclusione, il film è ben fatto e il lavoro al computer è ottimo, permettento la naturale interazione non solo tra attori e creature finte, ma soprattutto quella tra i due personaggi interpretati da Highmore. Ma rimane, a monte, una debolezza di intenti troppo accentuata per essere dimenticata.
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