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Recensione: Bianco e nero

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Bianco e nero
titolo originale Bianco e nero
nazione Italia
anno 2007
regia Cristina Comencini
genere Commedia
durata 100 min.
distribuzione 01 Distribution
cast F. Volo (Carlo) • A. Angiolini (Elena) • A. Maiga (Nadine) • E. Ebouaney (Bertrand) • F. Branciaroli (Alfonso) • A. Bonaiuto (Adua) • K. Ricciarelli (Olga)
sceneggiatura C. ComenciniG. CalendaM. Ravagli
fotografia F. Cianchetti
montaggio C. Zanuso
uscita nelle sale 11 Gennaio 2008
media voti redazione
Bianco e nero Trama del film
Elena ha fatto dell’integrazione razziale un lavoro e una ragione di vita. La sua professione di mediatrice culturale non si esaurisce con l’orario d’ufficio ma si insinua ogni giorno dentro le mura domestiche. Ne sanno qualcosa la figlia Giovanna e il marito Carlo, tecnico informatico, costretto a presenziare a serate di beneficenza, in cui si sente fuori posto.
Durante una di queste serate, Carlo incontra Nadine, una bellissima donna nera con cui si scopre complice fin dal primo sguardo; mentre suo marito Bertrand, un raffinato intellettuale nero, relatore della conferenza, infiamma gli animi di tutti con la sua dialettica appassionata. Carlo convince la moglie, in realtà molto titubante, ad invitare Nadine e i figli alla festa di compleanno di Giovanna, d’altronde - afferma - "è solo una festa per bambini, che vuoi che succeda?"...Ma invece una gaffe tirerà l'altra in un crescendo di equivoci da cui nessuno riuscirà più a districarsi.
Recensione “Bianco e nero ”
a cura di Vaniel Maestosi  (voto: 6)
“Nella vita non è tutto o bianco o nero…ci sono anche le sfumature”

Bianco e nero, manifesto chiaro già dal titolo, è una classica storia d’amore pronta a superare il preconcetto del “colore” e della differenza. Questa sua apparente ingenuità è invece l’origine stessa di tutta la discussione, su un tema, quello dell’integrazione, in fondo mai realmente superato.
Tre anni dopo “La bestia nel cuore”, Cristina Comencini torna alla regia per affrontare il sociale e represso problema del razzismo. Delinea la tesi che il principale difetto della nostra società è quello di aver imparato ad accettare la diversità senza mai però aver avuto il desiderio di realmente condividerla e comprenderla. Crea i presupposti per un argomento aperto alle più varie antitesi ed interpretazioni e lo discute.
Il problema è che il film non si scolla mai dal suo pregiato alone borghese dove le cose semplici e uguali per tutti superano le ambiguità fascinose della diversità. Si cerca un canone da rispettare, etico e per tutti senza approfondire i pareri, gli opposti, quello che non può essere catalogato. Le reazioni dei protagonisti, traditori o cornuti, sono normali, tendono alla moralizzazione come bene supremo, seguono un percorso prestabilito già dall’inizio, dove appunto il valore è precostituito e mai imprevisto, verso la perfetta sintesi hegeliana.
Tratti e situazioni goffe, anche divertenti, sono la trama di queste due coppie che scoppiano e vanno in crisi più per orgoglio però che per amore. Il razzismo è bipolare e anzi a volte addirittura più violento verso il bianco che ha osato intromettersi.
La storia però non è altro che l’ennesimo racconto di amore e tradimento dove le uniche vere durezze affrontate sono quelle degli amanti feriti e umiliati che cercano riparo nella conversazione borghese per recuperare disperatamente quella sana morale che li ha sempre guidati. In questo Fabio Volo risulta simpatico, Aissa Maiga stupenda, Ambra incolore. Convincono invece i continui teatrini familiari, cattivi pensieri e clichè oliati perfettamente e serviti all’italiana.
Troppo poco o forse troppo giusto. Questo tipo di cinema in Italia piace, incassa e crea discussioni superficiali quanto basta per essere apprezzato e compreso da tutti i gradi dell’autostima personale.
Commenti del pubblico







Ultimi commenti e voti
Utente di Base (12 Commenti, 50% gradimento) Tesla 14 Maggio 2014 ore 21:04
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