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Il mito di Sansone e Massada insegna ai giovani israeliani che la morte è meglio della dominazione. Oggi i giovani palestinesi combattono, attraverso l'Intifada, contro le quotidiane umiliazioni e violenze dell'occupazione dell'esercito israeliano. Questa popolazione estenuata, come ieri lo erano gli ebrei dai Romani e Sansone lo era dai Filistei, grida la sua rabbia e la sua disperazione. Il regista israeliano racconta la crisi tra Israele e Palestina, vista attraverso gli occhi dei Palestinesi costretti a subire ogni giorno controlli e ispezioni da parte dell’esercito israeliano. Nonostante tutto, il regista Avi Mograbi crede ancora in un dialogo per la pace. |
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Lascia che io mi vendichi per uno solo dei miei due occhi, implora Dio Sansone, accecato dai filistei. La frase simbolo della sua ribellione è usata oggi da ebrei razzisti per invocare stragi di palestinesi: la vendetta prima di tutto, contro gli altri, altri che “non sono come noi”: è l’onore di Dio ad essere tirato in ballo, ed è bene ricordarsi che il Dio del Vecchio Testamento è vendicativo, e che l’abuso è tale sotto ogni aspetto tranne quello – ahinoi – ideologico.
Una città assediata dai romani, che sceglie il suicidio di massa invece di un tentativo di difesa senza sperazne; il conflitto Israele-Palestina, fatto sì di kamikaze, ma anche di soprusi quotidiani, di umiliazioni gratuite. Nel film di Avi Mograbi c’è tutto questo, ma non solo: in un’ora e quaranta che semba almeno il doppio per la lentezza del film, tra tante parole e poco altro, è condensata la visione realistica ma incredibilmente piena di speranza del regista israeliano, alla sua opera prima.
Lo spettatore fa fatica a comprendere a fondo, ma coglie facilmente i collegamenti tra situazioni lontane nel tempo eppure così simili, che vedono lo stesso popolo una volta nella parte dell’oppresso, un’altra in quello dello spettatore. La stessa fatica la fanno i turisti che visitano Massada, e vengono invitati per gioco a rivivere l’esperienza degli antichi abitanti assediati dai romani. “Dove sono ora i romani?”, chiede la guida. L’oggi va visto in virtù del domani. E’ una fatica che fanno tutti, oggi, ieri. Per l’altro dei suoi due occhi, Sansone avrebbe fatto meglio a chiedere la chiarezza nel futuro piuttosto che limitarsi all’oscurità della vendetta nel presente. |