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Mentre cerca di sabotare una centrale elettrica, Jerry si magnetizza e finisce per cancellare involontariamente il contenuto delle cassette del videonoleggio in cui lavora il suo amico Mike. Per non deludere la clientela, Jerry e Mike decidono di girare una serie di remake artigianali dei film cancellati. Con loro grande sorpresa, queste strampalate versioni dei classici della storia del cinema (da Ghostbusters a King Kong) ottengono un enorme successo. |
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Il cinema è finzione e gli attori sono facce: si spiega così il successo di Michel Gondry. A ogni suo film, infatti, ci si chiede come l'ingegnoso regista francese non sbagli un colpo sia nella scelta così originale dei soggetti, sia in quella degli attori protagonisti. Jack Black (“Alta Fedeltà” e “School of Rock”) non fa rimpiangere la perfezione delle coppie Jim Carrey-Kate Winslet e Gael García Bernal-Charlotte Gainsbourg dei precedenti film. In “Be kind rewind” ci pensa dunque il corpulento ed esuberante attore-musicista statunitense ad accompagnare lo spettatore all'interno delle fantasiose ed esplosive idee gondriane, in coppia con il discreto e funzionale rapper-attore Mos Def (“Guida galattica per autostoppisti”).
La vena surreale si aggancia, in questo caso, a uno spunto di partenza eccellente quanto 'rischioso': dopo una smagnetizzazione improvvisa in un negozio che affitta VHS, i due commessi Jerry e Mike trovano come unica via d'uscita quella di rifare artigianalmente uno dopo l'altro – il richiamo a “Ed Wood” di Tim Burton è più che sotterraneo – tutti i film della videoteca.
L'idea e gli sketch comici di “Be kind rewind” resistono più a lungo del previsto e, una volta entrati nel meccanismo, il regista riesce a mischiare con intelligenza atmosfere malinconicamente jazz, riflessioni e risate sincere. A differenza però de “L'arte del sogno” o di “Eternal Sunshine of a spotless mind” – nel quale a onor del vero lo sceneggiatore Charlie Kaufman diede una grande mano – il piano onirico viene assorbito in larga parte da quello reale e l'architettura della sceneggiatura palesa le sue piccole contraddizioni e la sua natura meno profonda, cerebrale e intimista.
Tuttavia le versioni “maroccate” dei grandi classici del cinema (si cita da “2001: Odissea nello spazio” a “Ghostbuster”) sono così genuine ed esilaranti da imporre allo spettatore una visione del film serena e disincantata, ma non per questo acritica o superficiale. C'è di buono, infatti, che le riflessioni suscitate sul senso del cinema e su ciò che oggi è diventato non mancano: il cinema, sembra dire il regista, deve vivere di passione e idee più che di tecnologia. L'artigianato va sempre più scomparendo in ogni sua forma e da ogni campo, lasciando spazio a un'omologazione ipermediale che sfocia nella noia e intorbidisce anche il più puro degli atti creativi. Niente di rivoluzionario, per carità, ma Gondry lo propone con tale passione, finezza e ironia, che quando giunge il finale – ancora una volta azzeccato - ci conferma che siamo di fronte a uno dei registi più fantasiosi e soprattutto eclettici degli ultimi anni. |
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Commenti del pubblico |
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News sul film “Be Kind Rewind - Gli acchiappafilm” |
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"Be kind rewind": Gondry non delude ( 6 Maggio 2008)
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