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Da alcuni mesi alcuni malviventi seminano il terrore a Parigi. Chi riuscirà a sgominare la temibile banda diventerà capo della Polizia Giudiziaria (che ha sede al numero 36 di Quai des Orfèvres). La guerra tra Léo Vrinks, capo della squadra anticrimine e Denis Klein, che dirige la squadra investgativa, è così aperta. |
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"Per scrivere il soggetto di un buon poliziesco non occorre inventarsi chissà che, basta invitare un ‘flic’ della giudiziaria a bere una birra e lasciarlo parlare. Avrete dieci, cento, mille storie che aspettano solo di essere raccontate."
(Olivier Marchal)
Al 36 di "Quai des Orfevres" c’è la polizia centrale di Parigi. Banditi o poliziotti ricorrono a ben più di un compromesso per raggiungere i propri fini. I peggiori criminali dietro l’apparenza delle buone intenzioni; più che chiudere un occhio si finisce per bendarsi ambedue.
Olivier Marchal si aggrappa saldamente alle sue fonti cinematografiche (Heath con la celebre coppia De Niro-Pacino) per mettere in scena una realtà che ha conosciuto in prima persona, riconducendo ogni elemento agli stereotipi di un genere che ingabbia qualunque personaggio e qualunque vicenda per ridurre ogni cosa alla sequenza dell’uomo di fronte alla morte, la propria o quella altrui.
Marchal immerge i due eroi in una Parigi fatta di locali notturni, squallide periferie e moderni quartieri asettici.
Con i suoi chiaroscuri verdognoli, gli interni crepuscolari alla Melville, ma anche con una determinazione quasi feroce nelle scene di azione, Marchal insegue la strada della filmica totale ed esemplare: la macchina da presa è libera come i suoi personaggi, non viene costretta ad evoluzioni impossibili da irritanti "soccorsi" digitali, non sarebbe leale nei confronti di questi antieroi che sudano e sanguinano. Nervosa quanto basta, mai irritante nell'uso limitato della macchina a mano, campi lunghi con ottimi tagli d'inquadratura durante le sparatorie che si contrappongono a intensi primi piani che scrutano nell'anima dei protagonisti.
I confini di una Parigi e del suo cielo di piombo, sono le pareti di una scatola metallica contro le quali è destinato a soffocare qualunque tentativo di evasione, almeno fino all’avvento di una qualche giustizia suprema in grado di riportare gli eventi al loro corso naturale, ripristino tragico e violento dell’ordine delle cose. |
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Commenti del pubblico |
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News sul film “36, Quai des Orfèvres” |
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Una gita a... Parigi, rassegna al Cineclub Alphaville dal 4 al 9 maggio ( 2 Maggio 2011)
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