Vengono dall’Egitto per suonare all’inaugurazione di un centro culturale, gli otto personaggi di Eran Kolirin in cerca... della giusta strada. Otto musicisti di una banda di polizia egiziana, che si esprime attraverso note di musica classica araba ma che sa parlare anche con i silenzi. Capitati per sbaglio a percorrere le strade desolate di Israele, il gruppo di musicisti si ritrova a dover trascorrere la notte in compagnia di insoliti personaggi, che hanno stampato sul volto l’alone di una noia e una solitudine molto antica.
Tutti uniti all’inizio come a creare un’urna di sicurezza e protezione dai possibili pericoli di un mondo esterno e sconosciuto, contro il quale si difendono cercando di mantenere la loro abituale disciplina, ma di fronte al quale si ritroveranno soli, a dover fare i conti con se stessi e con un disagio esistenziale più ampio e disincantato.
Il regista scrive una piccola favola poetica, raccontandola con riprese affascinanti per la loro profonda tristezza e momenti di ironia quasi spassosa, nelle situazioni imbarazzanti che si presentano sulla strada della piccola banda in divisa azzurra. Una vicenda che mette in luce, con la semplicità di un racconto per bambini, qualcosa di vero e quotidiano, con uno stile che sa passare senza strattoni dalla commedia, al dramma, al realismo, senza mai perdere il suo ritmo pacato e nello stesso tempo elegante. Nonostante una ricercata immobilità degli attori, il tocco registico di Kolirin - ben attento a cogliere espressioni degli sguardi, travagli e divertimento, imbarazzo e puro istinto - mescola insieme inquadrature pulite e note cariche della musicalità della lingua araba.
Un piccolo lavoro che va fa brillare questo esordio alla regia su grande schermo tracciando delle linee di riflessione a cui tutti possono far riferimento. |