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Recensione: All'amore assente

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All'amore assente
titolo originale All'amore assente
nazione Italia
anno 2008
regia Andrea Adriatico
genere Drammatico
durata 98 min.
distribuzione Vitagraph
cast M. Poggio (Investigatore) • M. Vukotic (Magda) • F. D'Aloja (Iris) • M. Patella (Edoardo)
sceneggiatura A. AdriaticoS. CasiM. Mancassola
musiche R. Passuti
fotografia A. Locatelli
montaggio R. Passuti
uscita nelle sale 4 Aprile 2008
media voti redazione
All'amore assente Trama del film
Una campagna elettorale dei nostri tempi, dove la parola conta più del suo contenuto, dove sedurre vale più di convincere. Sono parole di seduzione quelle pronunciate dal politico emergente Massimo Arati nei suoi discorsi. Suoi… diciamo pure che sono scritti da un ghost-writer. Cosa c'è di male? Ormai tutti i politici hanno qualcuno che scrive i loro discorsi: dietro ogni politico si nasconde un ghost-writer, un fantasma che scrive perché "deve esserci senza esserci". E dietro ogni ghost-writer c'è uno staff che cura l'immagine e la comunicazione, agenzie nate per "chiunque abbia qualcosa da dire... o voglia fingere di averlo", come sottolinea la potente comunicatrice Iris.
Recensione “All'amore assente ”
a cura di Glauco Almonte  (voto: 6)
Andrea Adriatico, regista abruzzese con una buona esperienza teatrale alle spalle, dopo Il vento, di sera è con All’amore assente al suo secondo lungometraggio, scrivendo – insieme a Stefano Casi e Marco Mancassola – e poi dirigendo una storia decisamente attuale. Attraverso punte noir e da thriller vagamente psicologico, la vicenda solca il territorio nascosto della politica, per cercare di far luce, almeno in parte, sulla figura del ghostwriter, con l’intento però decisamente più ampio di raccontare un disagio esistenziale che caratterizza ogni individuo che vive in una profonda solitudine. L’Andres Carrera (Massimo Poggio) del film è lo “scrittore fantasma” che – ispirato dalle “Foglie d’erba” di Whitman – detta i discorsi ai politici che nella vita hanno abbracciato la manipolazione e le contraffazioni come più alti ideali. Forse perché lo stesso regista in passato si nascondeva dietro un’identità fantasma, o perché l’attualità del tema del desiderio dell’uomo di avere potere e predominanza è oggi così sentita, All’amore assente suscita grande interesse nello spettatore, finalmente soddisfatto di trovarsi di fronte un lato del nostro Paese che si tende a non rivelare, soprattutto in questo periodo.
Peccato però che la risoluzione del film (nonostante l’apparizione sullo schermo di una brava Milena Vukotic e di una Francesca d’Aloja a volte legata ad una recitazione più teatrale che cinematografica), non equivalga nella forza evocativa un lavoro così accurato che rivela un regista abile nel costruire immagini che sembrano tele acquerellate di esterni continuamente bagnati da una pioggia battente (non a caso in coda le note dei Subsonica che parlano di “un giorno di pioggia”), come a voler amplificare il peso di un acuto disagio umano.
Tutto rimane in sospeso e senza possibilità di una spiegazione plausibile e veritiera. Vien da pensare che sia un effetto quasi ricercato ma la vaghezza non è forse il miglior ingrediente per completare una pellicola che si fa carico di un tema tanto imminente, in vista delle prossime elezioni politiche in cui è coinvolto il nostro Paese.
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