Non si può prescindere dallo scopo della pellicola, palese fin dalla locandina: divertire cercando di usare lo strumento della parodia, non faclie dopo la moda lanciata da “Scary Movie”, facendo leva sulla pancia degli spettatori senza farli sentire stupidi.
“Tropic Thunder” non è un film demenziale tout-court, e non è giusto ricollegarlo a “Zoolander”, altra regia di Ben Stiller che di serio non aveva né l’intento né la riuscita, quanto piuttosto ad alcuni momenti della trilogia della “Pallottola spuntata”: il film di Ben Stiller ha meno alti e bassi, ma l’idea dietro alla maggior parte delle gag è la stessa.
La costruzione metacinematografica aiuta il critico indeciso se dare ascolto al proprio stomaco o al presunto buon senso comune: il film parte come una generica parodia dei film di guerra, ma strizza l’occhio a “Platoon” in più punti, i più azzeccati, e la storia intesa come trama diventa presto il filo conduttore della comicità nonsense, con un certo ordine serio.
Una nota di merito per la presentazione del cast (del film nel film), attraverso il trailer degli ultimi tre film girati dalle star assoldate: Tugg Speedman (Ben Stiller), attore in declino che in passato ha interpretato il ruolo di un ritardato mancando di poco l’Oscar; Kirk Lazaros (Robert Downey jr.), australiano che si è sottoposto ad un intervento chirurgico per alterare la pigmentazione della sua pelle, così da entrare meglio nella parte del soldato di colore, metodi che gli sono valsi cinque statuette; Jeff Portnoy (Jack Black), una sorta di Jerry Calà a stelle e strisce ma più famoso e con qualche dipendenza di troppo. I comprimari sono tratteggiati bene quanto i protagonisti, dalla star hip-hop Alpa Chino che cerca il successo al cinema all’agente di Tugg, Rick Peck (Matthew McConaughey), dal reduce di guerra soprannominato Quadrifoglio (Nick Nolte) al produttore del film (irriconoscibile per il trucco, ma i titoli di coda confermano il sospetto: è Tom Cruise!).
La sceneggiatura è forse quanto di meglio si potesse pretendere da un film di questo genere, e lo stesso si può dire della credibilità delle immagini, dove tutto ciò che è finzione (nel film) sembra finto, a dispetto di tutto il resto. Ci sono voluti 20 anni dalla prima idea di Ben Stiller alla realizzazione: peccato, perché fatto allora sarebbe stato un capolavoro; oggi è un film molto divertente che si inscrive in un filone di genere sterminato, nel quale comunque risalta. |
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