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Un incidente di laboratorio trasforma Shoeshine, un tranquillo beagle, in un supercane dotato di poteri mirabolanti, compresa la facoltà di volare. Sono tante e appassionanti le avventure che Shoeshine vivrà, compresa la passione d'amore per una bellissima cagnetta, ma il giovane animale non potrà condividere il suo pesante segreto se non con il ragazzo che diventa il suo padrone e il suo amico. |
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- Sei pazzo?
- Io preferisco il termine “visionario”
C’è uno scienziato pazzo che sta studiando il modo di alterare i geni degli animali per poter ricattare la città e chiedere un mucchio di soldi. C’è il suo aiutante scemo. C’è un beagle che finisce tra le grinfie del criminale e riesce a fuggire, non prima di essere contaminato. C’è l’apprendistato del cane dotato di nuovi, straordinari poteri: finito l’apprendistato, c’è un nuovo supereroe in città a combattere contro il male, contro il suo stesso creatore. Ci sono Dan e Jack, padre e figlio, che non riescono ad avere un buon rapporto, ma sono buoni e accoglieranno in casa il cane randagio.
C’è un film che c’era già, e poteva tranquillamente non esserci: siamo alle solite, “Underdog” non si limita a prendere dall’omonima serie televisiva (in Italia conosciuta con il titolo obbrobrioso di “Ughetto cane perfetto”), ma fa un bel collage di tutta la letteratura (cinematografica e non) sui supereroi, “Superman” in primis. Nemmeno l’aspetto ‘canino’ si salva dalla mancanza di originalità, spingendo lo spettatore ad accettare l’inevitabile: non c’è nemmeno l’intenzione di far qualcosa di nuovo, unico scopo è divertire il pubblico, un pubblico molto, mooolto giovane. A tratti “Underdog” ci riesce. James Belushi è quasi commovente nel suo tentativo di dare qualcosa in più a una pellicola che non richiede altro che facce da circostanza, felicità, tristezza, bonaria arrabbiatura e poco altro. Il jingle “Underdog” è semplice e immediato, e viene da chiedersi quante siano le colpe reali del film se quel che delude maggiormente è figlio del doppiaggio: tra nomi, battute, slogan e grida da battaglia c’è solo da piangere, tant’è che l’effetto comico è lasciato esclusivamente all’azione. Tra situazioni straviste, “Underdog” riesce ad assolvere il compito di offrire un discreto ritmo, poche pause e uno sviluppo per niente complicato. Tutto qui. |