Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Recensione: Savage Grace

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Savage Grace
titolo originale Savage Grace
nazione U.S.A. / Francia / Spagna
anno 2007
regia Tom Kalin
genere Drammatico
durata 97 min.
distribuzione Bim Distribuzione
cast J. Moore (Barbara Daly Baekeland) • S. Dillane (Brooks Baekeland) • E. Redmayne (Tony Baekeland) • E. Anaya (Blanca) • U. Ugalde (Black Jake) • B. Rueda (Pilar Durán) • H. Dancy (Seth)
sceneggiatura H. Rodman
musiche F. Velázquez
fotografia J. Azpiroz
montaggio T. KalinE. GoicoetxeaJ. Lyons
uscita nelle sale 20 Giugno 2008
media voti redazione
Savage Grace Trama del film
Barbara Daly è una donna dalla vita apparentemente perfetta. È bella, i suoi capelli rossi e vaporosi attraggono gli sguardi e ha sposato Brooks Baekeland, l'erede dell'impero della bachelite. Benché Barbara sia così affascinante, però, non sembra essere all'altezza di quel marito così galante e bene educato. La nascita di Tony, il loro primo e unico figlio, rompe il delicato equilibrio di questa coppia così stranamente assortita. Agli occhi di suo padre, Tony non è altro che l'ennesimo insuccesso. Man mano che cresce, infatti, il ragazzo si attacca sempre più alla figura della madre. Sta per consumarsi una terribile tragedia.
Recensione “Savage Grace”
a cura di Glauco Almonte  (voto: 5,5)
“Venti dollari per il vestito, dieci per l’anello”. Come poteva funzionare?

Dal libro “Savage Grace” di Natalie Robins e Steven M.L. Aronson, tratto da una storia vera, Tom Kallin e Howard A. Rodman portano sullo schermo la storia della famiglia Baekeland.
Dal secolo di saga famigliare del romanzo ai sei flash del film, il racconto riesce a rimanere fedele all’originale: l’attenzione si sposta gradualmente da Barbara e dal suo problematico rapporto con Brooks al figlio, Tony, l’unico della famiglia che – per ovvie ragioni di crescita – ha una vera trasformazione, o meglio degenerazione, nei 26 anni della storia.
Ad ogni flash corrisponde una contestualizzazione diversa: la famiglia Baekeland non trova mai pace, li vediamo a New York appena finita la guerra, per poi ritrovarli in Europa negli anni ’60: Parigi, Cadaqués, Mallorca, nuovamente Parigi, infine Londra (ma sappiamo anche di Roma, qualche anno prima). Il nucleo originario si scinde, ma la vera coppia, quella indissolubile, è madre-figlio, Barbara-Tony: un rapporto esclusivo, morboso, sensuale, con un grado di dipendenza e soggiogamento elevatissimo.
Nelle parole di Barbara, l’ultimo giorno della storia, la confessione di una distanza di vedute che soggiace a quest’unione a-sociale, destinata ad esplodere: “stamattina siamo rimasti a letto fino alle undici a leggere il giornale: per lui è inaudito, per me il paradiso”. Madre e figlio si scoprono su lunghezze d’onda diverse, Tony è l’ultimo anello di una deriva dall’ambiente famigliare a un tentativo di respirare all’esterno: se Brooks aveva il mito del nonno, e Barbara coltiva quello del figlio, Tony ha il mito del cane. Un cane che non c’è, o almeno non c’è più, e ciò che ne resta, oltre al ricordo, diventa il pretesto per la tragedia finale.
Di grande impatto, almeno visivo. Ma tutta la vicenda è troppo incentrata sulla figura di Barbara, con i suoi problemi di un’elevazione sociale mai riconosciuta: in fondo il pazzo è Tony, e non lo è diventato all’improvviso. L’assenza di un padre “freddo, umbratile”, l’eccessiva presenza di una madre “calda, luminosa”, mettono in terzo piano la personalità di un figlio che fino a pochi anni prima sembrava a suo agio, in grado di sottrarsi alle strette maglie dell’atmosfera famigliare.
Julianne MooreEddie Redmayne convincono del tutto nella rappresentazione di personaggi troppo legati ad una psicologia che gli attori non sono liberi di plasmare, rendendo prevedibile il finale; imperdonabile, infine, l’errore marchiano nella scena in cui Tony scrive da destra a sinistra, montando semplicemente a fotogrammi invertiti, con l’effetto di una scrittura che scompare.
Commenti del pubblico







Ultimi commenti e voti
Utente di Base (7 Commenti, 85% gradimento) angelonero 24 Dicembre 2011 ore 13:10
voto al film:   5

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