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Il cosmo sul comò è un grande, attesissimo ritorno natalizio. Ha però sempre il sapore della novità, della sorpresa, dello spiazzamento pure nella tradizione più salda dell'irrefrenabile comicità del trio e della sua inesorabile vocazione al successo. Stavolta il racconto parte da fonti diverse, intreccia situazioni e personaggi, gag come al solito irresistibili, situazioni bizzarre in una serie di episodi imperdibili per spasso, allegria, qualità. |
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C’è qualcosa di strano nel nuovo film di Aldo, Giovanni e Giacomo. Sarà forse la brutta locandina o più probabilmente il pensiero che dopo diversi anni di assenza dagli schermi – “Anplugged al cinema” va necessariamente escluso per la sua natura extra-cinematografica – abbiano scelto di fare un passo indietro, immettendosi nella via del vecchio film a episodi all’italiana, un misto di siparietti e idee a metà che perdono la partita con la compiutezza formale di un film come “Chiedimi se sono felice”, sicuramente il loro punto artistico-cinematografico più alto. La struttura a episodi divide il film in quattro spezzoni totalmente diversi nello stile e raccordati, solo formalmente, da un marginale e anonimo quinto episodio che scioglie il patto filmico e raccoglie la loro faccia più teatrale. Anche se il loro stampo è ormai un marchio di fabbrica, il “Cosmo sul comò” è un film atipico e discontinuo, che finisce per aggrapparsi alle citazioni e alle auto-citazioni.
Il primo episodio, Milano beach, affronta il tema dell’amicizia e del quieto vivere, attingendo a film come “Il sorpasso” o a personaggi come il Furio tanto caro a Verdone e ai suoi estimatori. Le continue e fastidiose grida di Aldo e l’assenza di idee convincenti, però, rendono decisamente incerto l’inizio del film, che palesa anche scelte registiche e di montaggio discutibili.
L’autobus del peccato, l’episodio più irriverente e critico, si sposta in una chiesa di paese e cerca uno spaccato sociale corrotto che diverte senza arrivare quasi mai alla risata. Il clima sembra essere quello giusto, ma dopo un po’ ci si accorge che manca un affondo – anche interpretativo – e la loro cifra comica arranca di fronte alla prevedibilità degli accadimenti.
Falsi prigionieri è invece ambientato in una pinacoteca e, come in un episodio di Harry Potter, dà vita ai divertenti protagonisti dei quadri. Il trio, come in uno dei loro spettacoli teatrali di punta, indovina tre o quattro idee geniali e regala le prime vere risate del film, grazie anche a effetti speciali davvero sorprendenti e funzionali.
L’ultimo episodio, Temperatura basale, è forse il più riuscito e si concentra sul dramma di una coppia che non può avere figli e sulla moda delle medicina alternativa. L’intelligenza e la ricercatezza delle scene rende giustizia alla fisicità assolutamente comica di Aldo, Giovanni e Giacomo, trio dalle grandi possibilità ma, almeno al cinema, in fase discendente.
“Cosmo sul comò” non convice. Peccato, anche perché durante le feste natalizie, visto il panorama cinematografico italiano, c'era bisogno di più coraggio. |