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Dal romanzo "Un giorno perfetto" di Melania Mazzucco. L'onorevole Elio Fioravanti ha in programma un'intera giornata di comizi elettorali. Intanto, sua moglie Maja scopre di essere incinta, suo figlio Aris, nato da un precedente matrimonio, viene promosso a un esame universitario senza meritarlo e sua figlia Camilla festeggia il compleanno. Antonio, agente di scorta dell'onorevole, vede la moglie Emma per l'ultima volta. Lei ha perso il suo lavoro in un call-center, il loro figlio Kevin è invitato ad una festa, mentre la figlia Valentina gioca una partita di pallavolo. Nel frattempo la professoressa Mara ha un appuntamento col suo amante. Ricchi, poveri, privilegiati e precari, mondi diversi e lontani tra loro, destinati ad incrociarsi nell'arco di 24 ore. |
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Tutto da rifare.
Il clamore del successo croisettiano di film come Gomorra o Il divo, fomentato da giornalisti e prontamente strumentalizzato dall’Industria cinematografica, ha naufragato inesorabilmente nei fischi feroci di chi fino a poco tempo fa auspicava, gaio, un nuovo (ennesimo) Rinascimento del Cinema Italiano.
In fondo sono tutti colpevoli: le cause dell’insuccesso di 'Un giorno perfetto' vanno oltre la dimostrazione dell’incapacità di Ozpetek di abbracciare tematiche a lui lontane, e si confrontano con le responsabilità di chi vende quattro film italiani in concorso, e chi, comprata e a sua volta venduta l’illusione, non tarda un secondo per punire con vanità compiaciuta un film semplicemente scialbo (come gran parte di questa 65ma edizione del Festival di Venezia).
Non c’è ragione di stupirsi: l’ultimo lavoro di Ozpetek non ci dice niente di nuovo. Conferma che non ci sono formule magiche (o annate fortunate) per cui si possa parlare di un cinema italiano ‘uscito dalla crisi’; che troppo spesso siamo abituati a vedere storie trite e ritrite; che non basta un cast di grandi attori per creare atmosfere che evochino emozioni; che molte volte resta un mistero per cui un regista decida di trarre ispirazione da un romanzo di una Melania Mazzucco invece che da un grande classico della Letteratura o da altri Capolavori, anche contemporanei.
Per carità, i limiti di 'Un giorno perfetto sono molti', dai dialoghi poco incisivi (vedi quello con la Sandrelli!) ad uno stile che si districa tra trovate eleganti (come la sequenza dei titoli di testa) e momenti volgarmente televisivi; non mancano neanche luoghi comuni e scene fuori luogo, ma quando Mastandrea sputa su Isabella Ferrari o la macchina da presa ondeggia nella semi ombra della scena del prologo/epilogo si capisce che ciò che manca non è la tecnica, ma il cuore. |
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