Se si trovasse uno spettatore ignaro del fatto che il film di John Moore sia stato tratto dall'omonimo videogioco, “Max Payne” potrebbe sembrargli un thriller come tanti con l'aggiunta di effetti speciali e inserti fantasy. Senza paragonare il film al videogame, e sorvolando sulle considerazioni legate alla saturazione del mercato cinematografico da parte di prodotti di questa origine, resta l'impianto di un thriller noir molto classico e ampiamente prevedibile.
Dal primo momento in cui fissa lo sguardo su uno qualsiasi dei personaggi, lo spettatore è in grado di capirne vita morte e misfatti: dalla promiscua e disgraziata ninfetta (Olga Kurylenko, vista più in carne e notevolmente più bella nell'ultimo “007”) al cattivo Amaury Nolasco, passando per l'occhio acquoso e ambiguo di Beau Bridges.
Mark Wahlberg presta facilmente volto ed espressioni al detective Payne, al quale ignoti criminali hanno massacrato moglie e figlia, condannandolo a una ricerca della verità che lo ha alienato lentamente dal resto del mondo. Se in un thriller i personaggi sono così facilmente classificabili, della storia rischia di restare ben poco... Obiettivamente però “Max Payne” mantiene un ritmo narrativo coeso, merito anche della buona ambientazione noir: il cielo perennemente livido, gli interni con poche sorgenti di luce, i colori sporchi della fotografia riescono, quasi da soli, a tenere insieme l'atmosfera e il clima di attesa che accompagna la vendetta del protagonista.
Curiosamente, gli elementi che maggiormente "stonano" con questa atmosfera sono le visioni apocalittiche di demoni alati che sembrano, questi sì, piovuti lì da un videogame. Invece, a sorpresa, sono un'idea del regista che forse cerca di infondere nello spettatore il terrore di un finale fantasy.
Funzionali alla storia gli effetti speciali, perfetti come sempre e compiaciuti del nuovo approccio allo slow motion. La nuova tecnica, evoluzione del bullet time di “Matrix”, è in effetti impressionante e per farcelo godere pienamente in “Max Payne” di proiettili ne vengono sparati anche troppi. Strano film, dove gli aspetti migliori provengono dall'ambientazione noir e dalla trama del videogame, mentre le modifiche e innovazioni introdotte per la versione cinematografica sono decisamente di grado inferiore: che sia anche questa un'evoluzione? |
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