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Recensione: I giorni dell'abbandono

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I giorni dell'abbandono
titolo originale I giorni dell'abbandono
nazione Italia
anno 2004
regia Roberto Faenza
genere Drammatico
durata 96 min.
distribuzione Medusa Film
cast M. Buy (Olga) • L. Zingaretti (Mario) • G. BregovicA. Goria
sceneggiatura R. FaenzaG. ArduiniD. GentiliF. GentiliS. Bellettini
musiche G. Bregovic
fotografia M. Calvesi
montaggio M. Fiocchi
uscita nelle sale 16 Settembre 2005
media voti redazione
I giorni dell'abbandono Trama del film
Olga ha 35 anni e due figli. Suo marito Mario l'ha abbandonata e lei ha perso completamente la fiducia in se stessa e si sta lasciando andare. Uno spiraglio di felicità e speranza arriva grazie ad una sofferta autoanalisi e a una serie di incontri, tra cui quello con un musicista vicino di casa...
Recensione “I giorni dell'abbandono”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 6)
"Il progressivo abbrutimento."

Girato in una Torino devastata dai cantieri e dai lavori in corso per le Olimpiadi invernali, "I giorni dell'abbandono" è corpo che si introduce sensuale nella soggettività di una donna la cui vita va in frantumi nel momento in cui scopre che il marito la tradisce.
Un viaggio nel malessere, nel disagio interiore che sfocia nella frantumazione tra realtà e visione, nel corpo e nell'anima della protagonista.
Lo sguardo di Faenza si sospende curioso e complice; rende visibile l'abbandono proprio nei suoi momenti più intimi che, purtroppo, devono confrontarsi con quei movimenti che "immobilizzano" il testo. Proprio perchè altrove è lo sguardo più "invisibile" a generare lunghi istanti di intimità e mistero. Dove il testo si "abbandona" con discrezione al disegnarsi di una mutazione.
Il regista riesce quindi a recuperare il "senso delle cose": "esistere è questo, pensai, un sussulto di gioia, una fitta di dolore, un piacere intenso, vene che pulsano sotto la pelle, non c'è nient'altro di vero da raccontare"; ma le passioni, il reale non filtra da alcuno spiffero in questa storia così lontana dalla carne e dal sangue
Quest'ultima opera di Faenza sembra perciò un film da un'ossatura credibile, in cui purtroppo ci si limita ad esercitare il proprio (buon) mestiere, senza dare al materiale filmico quello slancio ideale ed artistico che avrebbe riconciliato le potenzialità inespresse con le sinergie possibili. Le intenzioni "alte" di un autore che pècca di pretenziosità, ridondanza e pigrizia.
In concorso a Venezia 2005.
Commenti del pubblico







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Utente di Base (10 Commenti, 60% gradimento) LuissGara 11 Aprile 2011 ore 19:10
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