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Recensione: Lolita

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Lolita
titolo originale Lolita
nazione Gran Bretagna
anno 1962
regia Stanley Kubrick
genere Sentimentale
durata 153 min.
distribuzione MGM Home Entertainment
cast J. Mason (Humbert Humbert) • S. Lyon (Dolores "Lolita" Haze) • P. Sellers (Clare Quilty) • S. Winters (Charlotte Haze)
sceneggiatura V. Nabokov
musiche N. Riddle
fotografia O. Morris
montaggio A. Harvey
media voti redazione
Lolita Trama del film
Humbert Humbert, un professore di mezza età, s’invaghisce della figlia dodicenne della sua affittuaria, Lolita: pur di starle vicino ne sposa la madre, che muore poco dopo in un incidente. Ma Humbert non riuscirà a godere a lungo della compagnia della ragazza, che fugge con Clare Quilty, un commediografo dell’età di Humbert, per sottrarsi alla castrante possessività del patrigno-amante. Quando i due si incontreranno di nuovo, Lolita avrà perso il fascino ambiguo dei suoi dodici anni; Humbert si scopre ugualmente innamorato e, non potendola avere, va alla ricerca di Quilty, primo responsabile della fine del loro idillio, e lo uccide.
Recensione “Lolita”
a cura di Glauco Almonte  (voto: 6,5)
Per una volta, la trasposizione cinematografica di un romanzo (di successo) non lascia adito a discussioni: la sceneggiatura è firmata dallo stesso Vladimir Nabokov, che elimina soltanto la morte finale di Lolita.
Il cuore della storia, nonostante il titolo, è il professor Humbert, più esattamente il sentimento suscitato in lui dalla ragazza: quello che nasce come semplice attrazione più psicologica che fisica per l’affascinante ragazzina (il mix di “puerilità e volgarità di ogni ninfetta”, dirà), si trasforma rapidamente in ossessione. Ossessione che sarà il filo conduttore di tutta la storia: dapprima quella morbosa del professore che sa di non poter soddisfare i propri bassi istinti ma che cerca di continuo un contatto visivo, quando non fisico, con l’oggetto del desiderio; quindi quella dell’amante geloso, che cerca in ogni modo di impedire alla propria conquista qualsiasi contatto con l’esterno, per paura di perderla, ma così facendo provoca la sua fuga e la propria autodistruzione psicologica. Rivedendola, infine, Humbert non troverà più alcuna traccia dell’infatuazione iniziale: forse s’è veramente innamorato di quella donna, più probabilmente ne è stato così ossessionato da non riuscire più a riconoscere la realtà tanto dei suoi sentimenti quanto delle cose in senso assoluto, andando alla ricerca di un capro espiatorio per continuare a coltivare il falso ricordo d’una felicità svanita per cause esterne.
Nel personaggio di Quilty, impersonato da Peter Sellers, troviamo molto della mano del regista: per buona parte del film nell’ombra, man mano che la storia va avanti Quilty assume a tratti il ruolo di protagonista, o comunque di motore della vicenda; il suo trasformismo raggiunge il vertice nel finale, nel quale Clare cambia continuamente voce ed atteggiamento, ma lì non si ferma per esplodere, un anno dopo, nella triplice interpretazione de Il dottor Stranamore. Kubrick utilizza il suo personaggio per giocarci, senza nascondersi: “Chi era Claire Quilty?” chiede Humbert a Lolita; “Tutti”, la risposta. Il finale, di fronte al professore che tenta ossessivamente di mantenere la calma necessaria ad uccidere il rivale, Quilty entra in scena con un lenzuolo a mo’ di toga dicendo “Sono Spartaco, siete venuto forse a liberare gli schiavi?”.
Il riferimento ai film precedenti continua con la partita di scacchi tra il professore e Charlotte, la madre di Lolita: ritorna così il tema caro a Kubrick, già utilizzato in Rapina a mano armata e, sul piano metaforico, in Orizzonti di gloria.
A Rapina a mano armata riconducono immediatamente il procedimento narrativo, un lungo flashback dopo l’uccisione di Quilty, e, soprattutto, il ripetersi di una scena, l’arrivo e l’ingresso di Humbert nella casa del commediografo.
L’insana passione che porta il professore, attraverso una costante degenerazione, all’autodistruzione che rappresenta la sua sete per una folle vendetta, può essere accompagnata dalle parole che lo stesso Humbert usa giocando a scacchi: “Non è stata una mossa molto abile la sua. Ma doveva accadere, prima o poi”.
Commenti del pubblico







Ultimi commenti e voti
Medaglia d'Argento (171 Commenti, 75% gradimento) Bardamu1991 Medaglia d'Argento 1 Marzo 2016 ore 02:53
voto al film:   6

Utente di Base (42 Commenti, 45% gradimento) ioecharlot 3 Gennaio 2016 ore 13:24
voto al film:   7

Medaglia d'Oro (264 Commenti, 70% gradimento) mimma Medaglia d'Oro 27 Luglio 2015 ore 08:36
voto al film:   8

Medaglia di Bronzo (77 Commenti, 64% gradimento) Hal9K Medaglia di Bronzo 9 Marzo 2015 ore 10:08
voto al film:   6

Utente di Base (0 Commenti, 0% gradimento) lallo 16 Novembre 2014 ore 20:16
voto al film:   8,5

Utente di Base (0 Commenti, 0% gradimento) charlie91 5 Novembre 2014 ore 14:14
voto al film:   7,5

Medaglia d'Oro (279 Commenti, 48% gradimento) Diegen78 Medaglia d'Oro 29 Novembre 2013 ore 11:42
voto al film:   7,5

Utente di Base (9 Commenti, 44% gradimento) Nenne 11 Giugno 2013 ore 00:24
voto al film:   7,5

Medaglia di Bronzo (86 Commenti, 51% gradimento) Overlook Medaglia di Bronzo 31 Maggio 2012 ore 18:46
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voto al film:   8

Un eccellente modo di affrontare in via cinematografia il serissimo problema psichico della pedofilia, qui chiaramente affrontata alla maniera del Kubrick-Meister, ovvero trasposta non nella sua problematicità, quanto sul suo lato disturbante, tetro.
Reso in maniera molto suggestiva.
Direi si possa parlare di un film 'affetto' da dualismo, ma lascio parlare di tecnica a chi sicuro se ne intende più di me.
Consigliato senz' altro, con un po' di pelo sullo stomaco.
Medaglia d'Oro (376 Commenti, 59% gradimento) brata Medaglia d'Oro 12 Marzo 2012 ore 11:24
voto al film:   6,5


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