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Gianni è un uomo di mezz'età, figlio unico di madre vedova, una nobildonna decaduta che lo tiranneggia sistematicamente, con la quale vive in una vecchia casa nel centro di Roma. L'esistenza di Gianni si trascina tra le faccende domestiche e l'osteria, ma lui non sa che lo aspettano 24 ore tra le più pesanti e infernali mai passate in vita sua. Infatti, alla vigilia del pranzo di Ferragosto, gli piombano in casa la mamma e la zia di Luigi (l'amministratore di condominio che in cambio dell'ospitalità delle donne gli ha promesso la cancellazione dei debiti contratti negli anni) e la madre di un amico medico che è di turno in ospedale... |
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L’idea di “Pranzo di Ferragosto” nasce da una storia autobiografica. Gianni Di Gregorio, aiuto regista e collaboratore di Matteo Garrone – qui nelle vesti di produttore – ha dovuto misurarsi per lunghi anni con una madre (vedova) con una forte personalità e rinchiusa in un mondo tutto suo. Il regista trasteverino si è così inevitabilmente scontrato con l’universo degli anziani, scoprendone – e a volte apprezzando – i lati più vulnerabili ma anche quelli più potenti e vitali. Un giorno, a causa anche delle continue morosità nei confronti del condominio, il suo amministratore gli propose di “tenere” sua madre per le vacanze di Ferragosto, ma lui rifiutò. Da allora si è sempre chiesto cosa sarebbe successo se avesse accettato, finchè non ha deciso di farci un film, rimpolpando ovviamente l’accadimento (nel film si deve occupare di ben quattro arzille vecchiette) e incartandolo sotto forma di commedia all’italiana vecchio stile. Sentendolo particolarmente autobiografico, ha deciso di interpretare in prima persona – con buoni risultati, visti suoi trascorsi anche in campo recitativo – il ruolo di Giovanni, attorno al quale girano tutte le figure femminili del film, rigorosamente anziane e di grande personalità. Il dottore e l’amico di Trastevere sono invece due suoi amici d’infanzia, mentre l’amministratore è interpretato dall’attore teatrale Alfonso Santagata.
Il film funziona e diverte, per tanti motivi. Prima di tutto perché è una commedia che ha il coraggio – finalmente! – di durare 75 minuti. Forse, con qualche altra idea, che al regista di certo non sarebbe mancata, sarebbe potuto durare altri 20 minuti, incidendo però negativamente su tempi e ritmi, già piuttosto delicati in un film che ha per protagonista l’anzianità. Un altro aspetto che colpisce è la costante sensazione di essere immersi in quel mondo. Le situazioni sono infatti costruite in modo brillante e realistico, godendo della scelta perfetta delle attrici ultra novantenni, protagoniste di questo piccolo caso cinematografico. Molteplici gli spunti di riflessioni e buona anche la scelta di individuare il pranzo di Ferragosto come momento catalizzatore per un gruppo di anziani, contrapposti per definizione ai ritmi frenetici dei nostri giorni.
In “2001: Odissea nello Spazio” Kubrick scelse di far “recitare” al calcolatore HAL9000 delle filastrocche in procinto di morte, sottointendendo la circolarità (o la parabolicità, se si potesse dire) della vita. Chi invecchia torna in fondo bambino, sviluppando forme accentuate di egoismo ma generando al contempo situazioni paradossali e, soprattutto per uno spettatore, incredibilmente divertenti. |
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Commenti del pubblico |
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