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Miloud, un clown di strada franco-algerino, è arrivato a Bucarest tre anni dopo la fine della dittatura di Ceausescu. Qui Miloud è entrato in contatto con i 'boskettari', i bambini orfani o poverissimi che vivono ammassati nella rete dei canali dove passano i tubi del riscaldamento. Dopo aver vinto la diffidenza dei bambini, Miloud ha fondato il circo Parada, dando loro una via per sfuggire alla miseria e alla violenza della strada. |
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Probabilmente di Venezia 65 si ricorderanno poche cose: forse il cagnolino e la cravatta di Mickey Rourke, forse il Leone d'Oro alla carriera ad Ermanno Olmi, forse le grida di fan impazzite per George-e-Brad in occasione del (bel) film d’apertura dei fratelli Coen. Eppure a ben vedere non sono state poche le piacevoli sorprese che, lontane dai riflettori di una opaca sezione in concorso, hanno reso meno scialba questa edizione del Festival. I tanto attesi film italiani in lizza per il Leone d’Oro hanno deluso (tutti, chi più chi meno), ma il successo de Il pranzo di ferragosto nella Settimana internazionale della critica o di Machan nelle Giornate degli autori hanno dimostrato che in realtà i problemi del nostro cinema non dipendono dalla mancanza di talenti o idee, quanto da un sistema impermeabile a nuove tendenze espressive e ostile a logiche che non siano (esclusivamente) di profitto. A mancare non è il coraggio di chi il cinema lo fa, ma di chi lo distribuisce e lo amministra.
Nel caso di Pa-ra-da non è stato così, e la speranza è che questo primo lungometraggio di Marco Pontecorvo, figlio dell’indimenticabile Gillo, possa avere la fortuna che si merita.
Bandendo pietismi e superficialità e dribblando banalità o artifizi narrativi, il film ci porta negli inferi della miseria, della disperazione, del dolore di un popolo, quello rumeno, nominato quasi sempre in maniera criminale unicamente per squallidi fini elettorali. Ancora una volta, come già fatto in precedenza con Cover Boy e 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, è il cinema ad andare oltre questa realtà mediatizzata (quindi preconfezionata e distorta) e a presentarla con distacco, prendendone la “giusta distanza”, cercando di non farsi sopraffare dai sentimenti o dal pietismo. Eppure è inevitabile il coinvolgimento emotivo mentre si osserva Miloud che insegna cos’è il rispetto ai bambini randagi della Bucarest post-Ceaucescu, anime consumate dall’atrocità della vita prima ancora di averla vissuta, zombie che sniffano colla e vendono la propria carne per un panino, che si muovono in branchi come cani. Pur avendo un taglio documentaristico scevro da virtuosismi, 'Pa-ra-da' emoziona continuamente per la sua umanità e la capacità di rappresentare alla perfezione la speranza del protagonista: restituire dignità e speranza ai “boskettari” attraverso il sorriso. Quello di un clown.
Perchè l'arte e la sensibilità possano molto più delle leggi e dell’indifferenza. |