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Il western sembra tornare di moda: al Festival di Roma assistiamo alla proiezione speciale di "Appaloosa", firmato da Ed Harris.
Nel cast lo stesso regista, Viggo Mortensen, Renée Zellweger e Jeremy Irons.
A Roma si presenta Harris accompagnato dal co-sceneggiatore Robert Knott e dal protagonista Viggo Mortensen, star di questa terza edizione del festival con molti film ed un incontro col pubblico in programma lunedì pomeriggio. |
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Sembra che i western siano tornati sulla scena dopo anni, e gli ultimi tre sono stati girati da attori (Kevin Kostner, Tommy Lee Jones e Ed Harris). Come mai questo recupero? Si tratta di una tipologia di eroi: abbiamo bisogno di eroi, oggi? |
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Prende la parola per primo il co-sceneggiatore, Robert Knott: Sì, ne abbiamo bisogno, soprattutto in America.
Abbiamo certamente rispetto per i western, per un modo di vivere semplice, i rapporti diretti, ridotti a ciò che le persone si docono, si comunicano. Ed è bellissimo ridare vita ad un’epoca.
Ed Harris: Penso che i western facciano parte della nostra cultura, ma non siano mai stati abbandonati. E’ intenzionalmente un omaggio al western classico, non abbiamo provato a modernizzare il genere. La storia si prestava bene a questo tipo di narrazione, volevo delle riprese semplici, cogliere paesaggio e personaggi nel tempo e nello spazio in cui avveniva.
Parlando di eroi devo dire che abbiamo Sarah Palin, (ironico) più eroina di lei chi ci può essere? |
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Quali western ama di più? Ha avuto dei modelli precisi, quali Sergio Leone? |
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Certamente ho visto moltissimi western, ma non ho un titolo in particolare; sono molti i film importanti, quali “C’era una volta il west”, tutti quanti basati sulla forza dei personaggi. |
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Per Viggo Mortensen: com’è il suo rapporto con Harris, col quale ha già lavorato? |
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Viggo Mortensen: E’ stato molto piacevole girare insieme “History of Violence”, siamo andati sempre d’accordo. Mi piace Ed perché presta molta attenzione ai dettagli, quando il regista è anche attore cìè sempre questa maggiore attenzione. Questo qui era un progetto interessante, mi piaceva molto il racconto, tanti film trattano la fine di un periodo nel quale le possibilità erano infinite: le persone invecchiano, improvvisamente vengono fuori delle regole; tutto cambia, questo è il senso. |
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Ci sono due elementi di modernità, l’ironia e l’elemento femminile, un po’ inconsueto. Che ne pensa? |
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La sceneggiatura è basata sul romanzo di Parker: l’85% dei dialoghi è preso dal libro, l’ironia, l’umorismo asciutto viene dal libro di Parker.
Allison è un personaggio molto interessante, di lei sappiamo poco. Non volevo tirare in ballo una donna calcolatrice o una vera prostituta, ma una donna che doveve trovare il modo per andare avanti. |
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Ultimamente si dedica di più alla regia: si sente sotto pressione quando comincia un film non di cassetta? |
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L’unica pressione che sento nel fare un buon film non è di tipo commerciale, ma è di lavorare bene. Io non sono un regista che si sente interessato a se stesso, ma voglio essere accessibile al maggior numero di persone. |
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Siete due noti attori drammatici; quanto vi attrae questo genere, e quanto vorreste lavorare di più nella commedia? |
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Uno dei miei attori preferiti è Paul Newman: mi piaceva il suo senso dell’umorismo, che traspariva qualunque ruolo interpretasse. Mi sarebbe piaciuto avere più possibilità di ruoli in commedie sofisticate, trovo stimolante il senzo dell’umorismo intellettuale, e poi credo di essere ironico.
Viggo Mortensen: La vita è divertente, basta prestare attenzione: visto che l’umorismo esiste nella vita, deve esistere anche nei film. |
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Quando è nato, esattamente, il suo personaggio? Come lo ha modellato? |
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Robert ed io cominciammo la sceneggiatura nel gennaio 2006, abbiamo girato lo scorso autunno. Per 5 o 6 mesi abbiamo scritto, poi abbiamo cercato i fondi. Ho convissuto in tutto questo periodo col carattere di Virgil Cole. Il personaggio lo si definisce man mano che si va avanti a scrivere, poi quando si inizia a girare. Inoltre volevo Viggo, sapevo che lui sarebbe stato la mia metà, e questo ha contribuito a definire il mio personaggio. |
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Qual è stata la cosa più difficile? |
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La cosa più difficile forse è stata trovare i soldi… Ero sicuro della forza del cast, che avremmo fatto un buon film.
Ero un po’ preoccupato per le scene delle sparatorie, volevo la sensazione di veridicità.
Viggo Mortensen: sembra un film costoso, da grandi Studios, in realtà è costato relativamente poco, quanto un film indipendente di fascia alta; dà l’impressione di costare il doppio di quanto sia in realtà. |
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