Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Intervista: Olivier Assayas

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In occasione del Festival del film di Roma, Olivier Assayas, il regista di capolavori come “L’eau froide” o “Irma Vep”, incontra il pubblico e presenta il suo nuovo lavoro “L'Heure d'été”, film molto diverso dai suoi ultimi soggetti, che affronta il tema del lutto e quello che questo lutto genera nei tre fratelli al momento della divisione dell'eredità.
Olivier Assayas parla dunque del suo cinema presente e di quello del passato, ma soprattutto spiega la sua visione del cinema e dell'arte in generale.
a cura di Giordano Rampazzi
Intervista Olivier Assayas: Domanda 1La cosa che soprende di più guardando i tuoi film è la qualità del modo in cui giri le scene. Sembri tu il primo a essere sorpreso di quello che succede davanti alla macchina da presa. E' così?
Certe scene non si scrivono...da poche righe nella sceneggiature nascono scene di qualche minuto a volte. Quando si scrive una scena d'intimità, per esempio, dipende tutto dagli attori, dalla loro attrazione, dalla loro ispirazione, da quello che è successo nei giorni precedenti.
Il film è un organismo vivo, si trasforma continuamente. La regia deve assorbire tutti gli elementi di quello che è accaduto prima, perchè è qualcosa di cui anche gli attori risentono, che influenza la loro interpretazione del personaggio. La direzione che si sviluppa dipende da quanto è vicino il personaggio a loro, ma anche da quello che succede durante il film.
All'inizio avevo l'idea che c'era la scrittura e poi il film. Questa idea si è trasformata, ora sono convinto che sia un processo che inizia prima della sceneggiatura e finisce con la post-produzione. La sceneggiatura è scrittura, ma ogni momento della produzione è in un certo senso scrittura.
Intervista Olivier Assayas: Domanda 2Ha senso fare delle prove per scene intime?
Non faccio quasi mai prove, se ci sono inquadrature complesse allora sì. La cosa importante è preservare la spontaneità degli attori. Se c'è un pianosequenza allora faccio provare le posizioni, ma voglio che la prima volta che gli attori pronunciano le parole sia la loro prima volta. A volte mi capita di fare delle prove e di filmarle...
Intervista Olivier Assayas: Domanda 3Il finale di "Irma Vep" (1996) sembra un omaggio al cinema sperimentale degli anni '60 e comunica una certa dose di inquietudine senza che il motivo sia chiaro. Come è nato questo finale?
E' un incrocio di influenze. Per me il cinema sperimentale degli anni '60 è stato molto influente, la ritengo una forma di poesia cinematografica. La poesia è sempre al centro di ciò che ispira la finzione. Ogni film narrativo ha un centro poetico e sperimentale.
Stan Brakhage o Andy Warhol sono i veri inventori del cinema moderno, così come sono stati essenziali Truffaut o Godart e tutta la Nouvelle Vague francese.
Il cinema sperimentale non è parallelo, è in connessione profonda tra cinema narrativo e sperimentale e non si può capire quello narrativa senza pensare a quello sperimentale. In “Irma Vep” (1996) c'era questa voglia di usare il cinema sperimentale dentro quello narrativo. Avevo visto da poco un film di Isidore Isou degli anni '50, “Phenomenon of eternity” e mi hanno colpito delle idee che sono diventate importantissime nel quadro del cinema sperimentale, come per esempio grattare direttamente la pellicola. Sono stato impressionato da quell'effetto, dalla sua aggressività, violenza e potenza di quella emotività prodotta.
Quello che mi interessava in “Irma Vep” era proprio quel senso d'inquietudine, quell'emozione che non si può descrivere ma che è inconscia...che poi è la cosa più bella che può fare il cinema.
Intervista Olivier Assayas: Domanda 4Una volta, in un'intervista per l'uscita di un tuo film, dicesti che volevi riprodurre l'effetto del film muto, volevi che la macchina da presa riprendesse l' "eccesso" dei corpi...
L'idea centrale in effetti era proprio quella di ispirarmi ai film muti. Dentro ai film delle origini c'è una cosa straordinaria...non c'era un modello! Tutte le riprese erano effettuate per la prima volta, l'unico riferimento era l'inconscio e le immagini che provenivano dalla letteratura, dalla pittura, dalle poesie, dagli incubi...tutti mondi esterni al cinema. Direi che c'era una certa verginità nella questione della rappresentazione.
La domanda da farsi è: in un mondo nel quale siamo sommersi da immagini, è possibile ritrovare la potenza della prima volta? Oppure saranno sempre fotocopie? Anche quando ci sentiamo liberi, che rapporto abbiamo con il reale, è un concetto che è stato trasformato? Alle origini c'era la realtà, la macchina da presa di fronte alla realtà. Oggi le immagini sono così influenzate da altre immagini...bisogna chiedersi se si possa ancora catturare qualcosa dalla realtà. La risposta è sì e va cercata nella potenza della poesia, nell'immaginazione. L'autenticità delle emozioni fa parte del reale ma la questione è solo come ritrovare tutte queste cose.
Intervista Olivier Assayas: Domanda 5Si ha l'impressione a volte che tu cerchi di esplorare quella che è la più grande abilità del cinema americano: la violenza. E' così?
Io sono sempre stato interessato al rapporto fisico del cinema americano, la ritengo una cosa essenziale. Il cinema indipendente ha un po' perso il contatto con questa visione. quando vedo film horror rimango impressionato dall'impatto fisico. Il linguaggio fisico del cinema di genera mi emoziona, anche se è un tipo di cinema non molto considerato, ma tocca qualcosa di essenziale. Io volevo riprendere in alcuni miei film il contatto con il pubblico giovane, che è attratto dal cinema americano, che è più "fisico". Il cinema moderno e indipendente deve a mio giudizio cercare di non perdere contatto con il mondo giovanile.
Intervista Olivier Assayas: Domanda 6La musica è un elemento fondamentale dei suoi film. Vorrei che ne parlassi...
Beh io ho vissuto negli anni '70, sono cresciuto con la controcultura, al centro della quale c'era la musica. La musica cattura le verità nascoste. Ho sempre saputo che volevo fare film, inizialmente volevo fare il pittore e il regista, ma poi ho dovuto scegliere. Ma l'arte...l'emozione più potente...per me è riconducibile alla musica. Sono sempre stato ossessionato dal ricreare le emozioni attraverso la musica...come quando sentii per la prima volta i Sex Pistols!
Quando sto filmando una sequenza ho voglia di avere questa immediatezza, questa energia, questa verità in un certo senso. Il mio cinema è influenzato in buona parte dalla musica moderna.
Intervista Olivier Assayas: Domanda 7Quanto c'è di Bergman nei tuoi film?
Se dovessi dire i nomi dei registi che mi hanno maggiormente ispirato direi certamente Robert Bresson e Ingmar Bergman. Con Bergman ho imparato che il cinema è vicino alla scrittura, lui era un grande scrittore, un artista essenziale del XX secolo, un grande inventore di stile nel cinema, ha riformulato il cinema e non si è mai discostato dalla purezza del suo stile. Io credo che la caratteristica più importante di un artista sia quello di inventare la propria arte...
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L'Heure d'été
di Olivier Assayas
Drammatico, 2008
103 min.
Film diretti:
2016  Personal Shopper
2014  Sils Maria
2012  Qualcosa nell'aria
2010  Carlos
2008  L'Heure d'été
2004  Clean
1994  L'eau froide
Festival di Roma 2008
Festival Internazionale del Film, dal 22 al 31 ottobre
Olivier Assayas
Leggi l'intervista a Olivier Assayas per “Sils Maria
Olivier Assayas
Leggi l'intervista a Olivier Assayas per “Clean