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Krzysztof Zanussi ci parla di A warm heart, il suo ultimo film che è anche l'ultimo ad essere stato presentato nella sezione in concorso del Festival di Roma. Una commedia nera dai risvolti fiabeschi, con due protagonisti molto differenti che incrociano le proprie vite fino alla "redenzione" finale... Perchè "tutti possono cambiare in meglio"... |
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Inizialmente la sceneggiatura di 'A warm heart' non era così brillante, poi lei le ha dato una svolta più comica. Ci può spiegare come mai? |
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Mi sembrava che dopo aver fatto tanti film seri fosse arrivato il momento di dire cose serie cercando una forma più leggera, anche se considero il film una commedia piuttosto “nera”. |
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Per lei cosa è la comicità? Cos’è che fa ridere? |
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Fa ridere sempre qualcosa che si smaschera, qualcosa che è finto, dove c’è un elemento della menzogna o dell’imbroglio, e in questo caso l’uomo che commette questo imbroglio è un uomo che ama la vita ma che spiega che la vita non vale niente, dicendo una serie di slogan banali per condurre la sua vittima potenziale al suicidio. Ecco, questa era una cosa che mi sembrava comica e spero abbia fatto sorridere anche il pubblico. |
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Nel film dopo il trapianto di cuore c’è una svolta narrativa che potrebbe sembrare un po’ semplicistica. Tutto cambia molto rapidamente… |
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E’ vero, ma siamo di fronte ad un elemento “fiabesco”. Nell’ultima parte la commedia si trasforma in una favola, con una soluzione che non è realistica perché non è il cuore che cambia le cose, quanto il pericolo della morte, la paura di morire. Tutti cambiano: anche il ragazzo, che quando tocca il sangue capisce cosa significhi la vita nonostante lui volesse togliersela. La conversione è il punto finale della storia, ed è qui che diventa favola, con i protagonisti che capiscono che la vita vale qualcosa… |
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Il film prende posizione contro il relativismo morale dei nostri tempi: il bene esiste, il male esiste e la gente può scegliere. Sembrano questi tre elementi il “cuore” del film. |
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Sicuramente questo è il cuore ideologico del film: è vero che siamo tutti influenzati dalla società o dalla famiglia, per esempio, ma mi interessava parlare dello spazio della nostra libertà individuale. Non voglio accettare la visione di un mondo dove le persone sono solamente dei prodotti della società, della economia o della politica. |
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Lei che idea ha dei giovani? Nel film il giovane che vediamo è scoraggiato dal lavoro e dall’amore e cerca di suicidarsi… |
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Sì, è un suicidio un po’ poetico, voluto da una persona ipersensibile, idealista, che non riesce a trovare posto in questo mondo corrotto governato da oligarchi che non lasciano spazio all’umanità. E’ ovviamente una figura retorica, che si salva per fortuna, ma so che sono molti i giovani che rifiutano il gioco del mondo, e questo rifiuto è qualcosa di bello in sé, ma deve essere tradotto in un atteggiamento pratico, partecipativo. Ancora una volta non “sono d’accordo” col mio personaggio, ma alla fine riesce a ritrovare la passione, ed è questo quello che conta. |
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Dalle note di produzione risulta che ci siano stati alcuni problemi con la cantante pop che vediamo trasformarsi verso il finale del film. Come mai? |
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Sì, è vero. Da noi è conosciuta come Doda, una cantante di pessimo gusto, volgare, e io le ho chiesto di fare una piccola parte nel mio film. Volevo che anche lei si trasformasse, dimostrare metaforicamente che ciascuno di noi può cambiare in meglio: lei, cantante pop, alla fine canta la splendida “Casta diva” del Bellini, passando così da una cultura “bassa” a una cultura più “alta”. Voleva essere uno scherzo in buona fede per giustificare la battuta: “ognuno può cambiarsi in meglio”, ma in Polonia questa cosa ha suscitato molte polemiche. Addirittura alcuni attori non condividevano la scelta di lavorare con un “mostro” del mass media come questa ragazza, che alla fine si è ritrovata su tutte le copertine delle riviste nazionali. |
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Nei suoi film lei dipinge sempre le grandezze del genere umano ma anche le sue miserie morali. Sono cambiate da quando ha iniziato a fare cinema? Come si è evoluta l’umanità in questi anni? |
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E’ difficile sintetizzare perché c’è sempre la misura del tempo, ma ora, nella libertà, trovo che ci sia più spazio per una cattiveria gratuita. Gli uomini quasi sempre vanno contro i principi dell’etica e della morale, e in questo momento di capitalismo selvaggi i contrasti si fanno sempre più forti. Eppure l’euforia di questi nuovi ricchi non risolve il problema della loro felicità. |
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Nel suo futuro immediato ci saranno altre commedie? Quali sono i suoi progetti? |
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Ho dei progetti teatrali, uno dei quali è una sfida straordinaria: la Medea, a Siracusa. Per il cinema invece il prossimo lavoro dovrebbe essere un film in costume sulla regina polacca Hedwige D'Anjou, anche se alcuni bigotti già mi hanno accusato di non ritrarre la regina in maniera abbastanza cattolica. Ad ogni modo ho anche altri progetti, perché a questa età è facile che si accumulino cose che nel tempo non si siano riuscite a fare! |
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