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Il romanziere Philippe Claudel gira “Ti amerò sempre” adattando tecniche narrative a un racconto per immagini. Il risultato è un film sulla forza delle donne, sulla loro capacità di resistere, di rimettere insieme i pezzi delle loro vite e di rinascere. E' una storia che parla dei nostri segreti, dell'emarginazione e dell'isolamento che tutti condividiamo. A esprimere tutto questo ci pensa il misterioso volto della talentuosa attrice Kristin Scott Thomas, con il suo sorriso pronto a crollare sotto la spinta delle lacrime. |
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Perché, lei che è prima di tutto scrittore, ha scelto di fare da questo soggetto un film e non un romanzo? |
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Sicuramente la storia si è imposta da subito come un film. Ho cominciato a immaginarlo fin da subito, vedendo già le scene, quello che avrebbero fatto le attrici... |
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In Italia negli ultimi tempi si discute molto sull'eutanasia, che nel suo film compare sottilmente. Qual è la sua opinione in proposito? |
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La mia posizione non è poi molto interessante. Volevo solo che il pubblico si ponesse delle domande, utilizzasse lo schermo come uno specchio per capire come si comporterebbe in una data situazione. Ad ogni modo è una discussione che attraversa trasversalmente tutta l'Europa, non solo l'Italia. |
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Ho trovato molto interessante e inedito vedere raffigurato il dramma visto dalla parte della sorella della protagonista, era un suo punto centrale quando è partito per fare il film? |
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Beh forse in effetti adesso può apparire inedito, ma se ci soffermiamo a pensare potemmo trovare diversi esempi sul dolore riflesso. Io cerco semplicemente di dipingere i personaggi senza menzogne, mi interessava sia l'aspetto drammatico della protagonista che della sorella, perchè il dramma distrugge anche le vite delle persone attorno a chi è colpito direttamente. |
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Come mai ha scelto proprio due sorelle per la vicenda? |
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Durante la sceneggiatura mi sono sempre chiesto se potessero essere due fratelli. Alla fine però ho deciso di provare a descrivere l'universo femminile, mi sento più semplice. Volevo chiedermi se era possibile mantenere un legame così forte pur essendo stati separati per molto tempo, se era possibile ricostruire qualcosa, ricominciare in un certo senso a vivere... |
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Quali sono i suoi gusti cinematografici? Perché nel film cita il nome di Rohmer in una discussione tra i protagonisti? |
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Beh è stato un po' un espediente per mostrare l'intimità di quel gruppo di persone. In quel caso era Rohmer, che è un regista che o si ama o si odia, ma era fondamentalmente una scusa. Personalmente mi piacciono i suoi primi film, ma più che altro era una citazione voluta perchè lui è di Nancy, dove sono nato io e dove è ambientato il film.
Per quello che riguarda i miei gusti diciamo che amo vedere un po' di tutto. Per questo film penso di essere stato influenzato da Claude Sautet, da “La stanza del figlio” di Nanni Moretti e da Bergman, anche se non è un regista di quelli che amo maggiormente. |
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Nel suo film c'è molta attenzione per il tempo e per la verità. Voleva mettere in relazione le due cose? |
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Beh in questo film ci sono diversi tempi. Prima di tutto volevo mostrare questa donna che si risveglia da un letargo, anche grazie alla sorella. C'è poi anche il tempo per entrare nei personaggi. C'è poi il finale che affronta la verità e riequilibra tutto, un peso che è come un'esplosione... |
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Il suo film è stato molto apprezzato in America, ha ricevuto diverse nominations per diversi premi. Le fa piacere? |
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Prima di tutto devo dire che sono contento e grato che sia piaciuto negli USA, però credo che siano un paese come un altro. La cosa più importante per me era che piacesse in Francia.
I premi non mi interessano particolarmente, anche se riconosco che per un attore sono importanti, perchè hanno più bisogno di farsi conoscere. |
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L'attrice Kristin Scott Thomas era la sua prima scelta? |
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Il ruolo di Juliette non era stato scritto pensando a lei, a differenza del ruolo della sorella Lea che invece avevo pensato già per Elsa Zylberstein che conoscevo bene. Poi ho cominciato a pensare e mi sono soffermato sul volto di Kristin Scott Thomas, anche perché non aveva mai lavorato in Francia come protagonista, nonostante viva nel nostro paese ormai da oltre 20 anni... |
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