Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Intervista: Roberto Faenza

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Se la polemica ancora una volta risulta riservata ai film italiani, in concorso a Venezia 2005 e non, l’abbandono è di tutti. Tutti l’abbiamo incrociato sulla nostra strada, l’abbiamo sfiorato, l’abbiamo guardato, ci siamo precipitati dentro. Tutti, nessuno escluso. Nell’abbandono di ogni genere. E da lì abbiamo imparato qualcosa, non fosse altro che per sopravvivere. Allora anche l’abbandono può essere un dono. O così Roberto Faenza vuole sintetizzarne lacrime e sangue nel suo film I giorni dell’abbandono.
Intervista Roberto Faenza: Domanda 1E' stato fedele al libro della Ferrante?
Dei tredici film che ho fatto, la metà sono dei romanzi. Ritengo gli scittori i nuovi soggettisti del cinema, visto che in Italia non ne esistono quasi più. Mi sono accostato al libro prima ancora di averlo letto. Ho utilizzato tanti collaboratori perché mi rifaccio alla tradizione del grande cinema italiano del passato dove si lavorava in gruppo. Ho utilizzato il libro più come diario.
Intervista Roberto Faenza: Domanda 2Cosa le piace del libro?
Il fatto che sia un diario di un personaggio, la storia di una trasformazione psicologica, in tutti i miei film c'è la centralità di un personaggio, un concetto letterario che mi piace ripetere al cinema.
Intervista Roberto Faenza: Domanda 3Dopo tanti anni il ritorno nella sua Torino ha un significato purificatore?
Torino ha in comune con la storia del mio film l'abbandono. Il papà e la mamma della città erano la grande industria automobilistica che teneva la città in un' atmosfera grigia e triste. Ho così tanto odiato Torino che non ci sono tornato per 40 anni, ci sono tornato solo tre anni fa.
Intervista Roberto Faenza: Domanda 4L'atteggiamento della critica giovane è stato negativo. E' un rifiuto dei giovani verso i veri sentimenti?
Di fronte ad un film come questo, sul dolore dell'abbandono, e' difficile che si reagisca subito positivamente. Ci vuole un po' di tempo. Mi era già successo, soprattutto con il pubblico giovane con Jona che visse nella balena. Facemmo un tour per le scuole. C'erano due categorie di giovani che lo vedevano: i bambini più piccoli tra gli 8 e i 12 anni che stavano davanti e piangevano e i ragazzi tra i 16 e i 18 che nelle ultime file ridevano e sghignazzavano. Non mi scorderò mai un bambino a Milano che si alzò in piedi e gridò ai compagni più grandi in fondo: Zitti voi che non sapete neanche piangere...
Intervista Roberto Faenza: Domanda 5Sapeva del pericolo che avrebbe corso dei bei rischi mostrando certe scelte come quella del cane in teatro, o di Olga che rimette il colletto a posto del marito davanti all'amante…
Venendo a Venezia sapevo benissimo che qui si appostano ogni anno dei tiratori scelti. C'è gente che viene qui apposta per bersagliare un certo tipo di cinema, soprattutto italiano. Ma sono una minoranza, quindi lasciamoli sparare perché quello che mi interessa è che il film piaccia al pubblico. E sono convinto che avrà una buona accoglienza perché tocca un tema che è sentito da tutti.
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I giorni dell'abbandono
di Roberto Faenza
Drammatico, 2004
96 min.
Film diretti:
2016  La verità sta in cielo
2012  Anita B.
2011  Un giorno questo dolore ti sarà utile
2011  Silvio Forever
2009  Il caso dell'infedele Klara
2007  I vicerè
2004  I giorni dell'abbandono
2004  Alla luce del sole
2003  Prendimi l'anima
1999  L'amante perduto
1997  Marianna Ucrìa
1995  Sostiene Pereira
1993  Jona che visse nella balena
1989  Mio caro dottor Gräsler
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