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Dopo l’Oscar con La tigre e il dragone e il doppio Orso d’oro con Il banchetto di nozze e Ragione e sentimento, Angl Lee sbanca Venezia con Brokeback mountain, un film che parla dell’amore in una cornice inusuale quale quella western. Il pubblico, la stampa e la giuria del Festival sono stati concordi nel giudicare Brokeback mountain la migliore tra le opere in concorso. |
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Ang Lee, ha vinto il Leone d’oro: cosa si prova? |
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Per me, che sono cresciuto in Asia, la Mostra di Venezia è stata sempre molto importante, rappresenta il simbolo dell’incontro del nostro cinema con quello occidentale. Perciò considero questo un premio molto speciale, assegnato da uno dei festival mondiali che maggiormente pone attenzione agli autori. Inoltre trovo molto importante che abbia vinto con un piccolo film. |
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Non si può dire che Brokeback mountain sia simile ai suoi film precedenti. |
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Si tratta della prima storia d’amore romantica che abbia mai girato, senza bisogno di entrare nel merito della tematica gay. È una storia che mi commuove, che ha molte buone vibrazioni e credo che il pubblico abbia ricevuto queste vibrazioni: la risposta che ho avuto qui è molto gratificante. |
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Romanticismo in senso assoluto? |
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Sì, in senso assoluto: credo che ognuno di noi abbia voglia di romanticismo, senta il desiderio di liberarlo, quando represso. In questo caso la storia è ancora più romantica perché dolorosa. |
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Prescindendo dall’aspetto omosessuale? |
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Già; non c'è differenza in una storia d’amore omosessuale o eterosessuale. L'amore è un sentimento universale che trascende la sessualità. |
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D’altro canto l’omofobia esiste, non si può ignorare: cosa ne pensa? |
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Penso che si debba combattere l’omofobia, con ogni mezzo, per arrivare unicamente a promuovere un grande sentimento quale l’amore. |
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Non ha pensato all’accoglienza hollywoodiana? Le tematiche che affronta non sembrano le più adatte... |
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Ho voluto raccontare questa storia senza pensare al lato politico, Hollywood o non Hollywood. Ho pensato all’umiltà di porsi davanti ad una storia del genere, cercando di fare un film il più sincero possibile, che il mio, il nostro cuore riconoscesse sincero, il più onesto possibile. |
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Perché girare un film ambientato durante gli anni ‘60? |
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La spiegazione più semplice potrebbe essere che nel libro la storia è ambientata negli anni ‘60, non c’erano motivi per non fare altrettanto. Inoltre, ambientandolo negli anni ‘60, ci siamo evitati degli ostacoli... |
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Lei non ha un’estrazione culturale occidentale: come ha fatto ad affrontare una narrazione ed una sensibilità così tipicamente occidentali? |
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Nel descrivere la storia d’amore non c’è stata alcuna difficoltà, l’amore è universale, non c’entra oriente o occidente, né la cultura. Una grande difficoltà è stata invece quella del western, per uno straniero è molto difficile avere un approccio con un genere così tipicamente americano. |
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