|
|
L'unico film italiano in concorso al Festival di Cannes 2009 è "Vincere" di Marco Bellocchio, che esce in Italia il 20 Maggio, il giorno dopo la sua presentazione al festival.
Accolta tiepidamente in patria, la storia di Ida Dalser, moglie segreta di Benito Mussolini e madre del suo primogenito, è stata giudicata molto positivamente dalla stampa estera.
La distribuzione italiana (01 Distribution), considerato l'impegno del regista a Cannes, ha diffuso una breve intervista. |
|
|
|
|
Come ha incontrato Ida Dalser? |
|
Non avevo mai sentito parlare di questa storia. L’ho scoperta da un documentario visto in TV qualche anno fa: “Il Segreto di Mussolini” realizzato da Fabrizio Laurenti e Gianfranco Norelli. Questa Ida Dalser, che da Mussolini ebbe un figlio prima riconosciuto e poi rinnegato, mi sembrò una donna straordinaria. Una donna che gridò la sua verità fino alla fine, nonostante il regime cercasse di distruggerne ogni traccia. La moglie e il figlio segreto di Mussolini erano uno scandalo da nascondere. Al punto da cancellare le loro esistenze, non solo fisicamente, entrambi furono rinchiusi in manicomio dove morirono.
Ma se si va ancora oggi nella terra della Dalser, in Trentino, è incredibile quanto la memoria collettiva abbia conservato il ricordo vivissimo di questa tragedia omessa dalla storia ufficiale. Su cui sono stati scritti due libri (La moglie di Mussolini di Marco Zeni e Il figlio segreto del duce di Alfredo Pieroni) ricchi di documenti e testimonianze. Come ad esempio le lettere che la Dalser scriveva numerosissime alle più alte autorità, persino al Papa (e naturalmente a Mussolini), implorando di essere riconosciuta come la moglie legittima di Mussolini e la madre del suo primogenito. E anche alcune lettere di risposta del duce. |
|
Cosa l’ha attratto in particolare in questa storia: il confronto con la Storia o il racconto dei personaggi? |
|
Non mi importava marcare e denunciare le nefandezze del regime fascista. Sono rimasto profondamente colpito da questa donna e dal suo rifiuto assoluto di qualsiasi compromesso. In fondo avrebbe potuto accettare di tornare nell’ombra, magari lautamente beneficiata come avvenne per tante altre amanti di Mussolini e come sempre è accaduto per le amanti dei potenti della storia.
Lei no, lei voleva rivendicare una sua identità. Lei non poteva accettare il tradimento di quest’uomo, un uomo che, come scrive nelle sue lettere, ha amato in modo assoluto, a cui ha dato tutto, anche il suo patrimonio. Ma Mussolini, diventato Duce, di quell’antico amore si doveva disfare, anche per non compromettere il rapporto con la Chiesa con cui il regime stava trovando un accordo che si realizzerà con la firma dei patti del ’29. La Conciliazione. Per questa conciliazione, ritrovata dopo quasi sessant’anni, il Papa lo definirà l’uomo della Provvidenza. Perciò madre e figlio dovevano sparire e con loro i documenti del matrimonio e della nascita del figlio a cui verrà cambiato il nome. Non dovevano più esistere. |
|
Che idea si è fatto della Dalser? |
|
Lei non poteva fare una scelta improntata alla mediocrità: in fondo condivideva le idee politiche del primo Mussolini, un certo tipo di dimensione eroica, interventista, anticollettiva, individualista, futurista. Si innamora di quel giovane in modo totale quando lui non è ancora nessuno. Lo ama quando nessuno lo ama. Lo difende quando è senza un soldo, attaccato e insultato...
Il rapporto poi si capovolge: quando tutti amano il Duce, lei rimane sola e tutti si rivoltano contro di lei. Mossa da questo amore irresponsabile, incapace di riconoscere i rapporti di forza, si mette contro tutta l’Italia che si sta fascistizzando e che si stringe intorno a Mussolini.
Il comportamento della Dalser, con il suo coraggio di tenere testa al Duce, di non piegarsi mai, ribelle sino alla fine, mi ricorda certe eroine tragiche, Antigone prima di tutto e non solo... Ma anche del nostro melodramma, Aida per esempio. E in questo senso il film è anche un melodramma che racconta l’invincibilità di una piccola donna italiana che non verrà mai piegata da nessun potere. In qualche modo è lei a vincere. |
|
In che modo la Dalser rappresentava un pericolo per Mussolini? |
|
Da un certo momento in poi lei non rivedrà più Mussolini. Lo rivedrà solo al cinema, nei cinegiornali, con il suo stupore verso l’immagine di quest’uomo così grande sullo schermo, come un attore, una star. E assistiamo, attraverso il suo sguardo, alla trasformazione di quest’uomo. Nel momento in cui oltrepassa la soglia mediatica anche per lei diventa altro. Da Mussolini al Duce. Lei assiste inconsapevole a un cambiamento nella politica che sarà per sempre.
Mussolini inaugura per primo un regime basato sull’immagine, da quel momento la politica entra nel mondo dell’immagine e dell’immaginario. Un punto di non ritorno nella storia. Oggi alcuni suoi atteggiamenti ci sembrano ridicoli, quasi pagliacceschi, ma la costruzione di questo stile gli permise di conquistare le masse. La sua immagine non poteva quindi essere messa a rischio. E sarà proprio l’uomo mediatico a perseguitare la Dalser perché lei avrebbe potuto denunciarlo, fare uno scandalo in pubblico e diventare obiettivamente un pericolo per la sua immagine. |
|
Ha usato molte immagini di repertorio, per maggiore senso di verità o per ragioni stilistiche? |
|
Senz’altro per una scelta stilistica, ma anche per ragioni produttive, non potevamo ricostruire tutto. Bisognava fondere il materiale documentaristico con le nuove immagini e farne uno stile. Passare dall’immagine del giovane Mussolini, interpretato da un attore, alle immagini vere del dittatore e sentire così il tempo della storia. Dal ’22 in poi l’attore scompare e resta solo, al cinema, il vero Mussolini. |
|
|
|
Ultime Interviste |
|
|
|
Tomm Moore La canzone del mare: "voglio che i bambini conoscano le nostre storie e leggende" |
|
|
Alexandra Leclère Benvenuti... ma non troppo: "una commedia pura che fa riflettere" |
|
|
Martin Zandvliet Land of mine - Sotto la sabbia: "una storia importante e sostanzialmente sconosciuta" |
|
|
Andrew Haigh Weekend: "un'onesta, intima, autentica storia d'amore" |
|
|
Brian Helgeland Legend: "Come si racconta la vita di una persona realmente esistita?" |
|
|
Carlo Verdone L'abbiamo fatta grossa: "la critica di costume deve essere parte della commedia" |
|
|
Virág Zomborácz Mózes, il pesce e la colomba: "ho iniziato a scrivere sceneggiature a sei anni! |
|
|
Francesco Calogero Seconda Primavera. "la capacità di interpretare la realtà è spesso contraddittoria" |
|
|
Vincenzo Salemme Se mi lasci non vale: "l'amicizia e l'amore devono essere credibili" |
|
|
Lorenzo Vigas Ti guardo: "ogni uomo cerca di riempire una vasta mancanza di emozione" |
|
|
|