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Presentato fuori concorso al quarto Festival Internazionale del Film di Roma, "Le concert" sarà distribuito a partire dal 5 Febbraio dalla Bim, che ha diffuso alla stampa una lunga intervista col regista, Radu Mihaileanu. Il film è una commedia grottesca, che racconta la preparazione di un concerto a Parigi da parte degli ex orchestrali del Bolshoi, trent'anni dopo l'umiliazione subita da parte di Breznev. Per sostituire il violino solista il direttore, Aleksei Guskov, vuole a tutti i costi Anne–Marie Jacquet, alias Mélanie Laurent. |
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Come è nato il progetto? |
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Sono stato contattato da un produttore che mi ha proposto un copione scritto da due giovani autori: era la storia di una falsa orchestra del Bolshoi che approdava a Parigi. L'idea di base mi piaceva molto, il resto meno. Così ho chiesto al produttore se potevo sviluppare una mia sceneggiatura a partire dal soggetto iniziale e mi ha dato il suo consenso.
Innanzitutto sono andato due settimane in Russia per incontrare tutte le persone che in seguito avrebbero ispirato i nostri personaggi. Questi colloqui ci hanno offerto un'enorme quantità di spunti per i dialoghi, le scene e le idee che hanno poi preso corpo nella sceneggiatura. Per un po' abbiamo pensato di girare il film in inglese con attori americani. Per puro caso, il destino ha deciso diversamente e siamo tornati alle lingue originarie della storia: il francese e il russo. |
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In Le Concert ritroviamo il tema dell'impostura positiva… |
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E' un tema che mi pervade, mio malgrado. Forse dipende dal fatto che mio padre, che si chiamava Buchman, durante la guerra dovette cambiare cognome per sopravvivere. Diventò Mihaileanu per affrontare il regime nazista e successivamente il regime stalinista. Anche se io ho tratto benefici dalla sua scelta, esiste in me un conflitto tra queste due identità. D'altronde, ho a lungo sofferto per il fatto di essere considerato un "estraneo" nel luogo dove mi trovo, che sia la Francia, la Romania o qualsiasi altro paese ovviamente. Oggi lo considero una ricchezza e sono felice di sentirmi ovunque partecipe e al tempo stesso estraneo. Probabilmente è per questo che all'inizio i miei personaggi hanno immense difficoltà e fingono di essere quello che non sono: per liberarsi da se stessi e cercare di gettare un ponte verso gli altri. |
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Il film parte su una nota ironica con la manifestazione degli ex comunisti che in realtà sono delle comparse... |
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Quando siamo andati in Russia siamo rimasti colpiti da questa manifestazione che si svolge tutte le domeniche mattina a Mosca e che cristallizza il paradosso della nuova società russa: da un lato, gli ex comunisti pervasi di nostalgia, i venditori di medaglie che smerciano la loro mercanzia a manifestanti e turisti e, dall'altro, i nuovi capitalisti duri e puri. In mezzo, c'è una grande quantità di persone, di cui alcune sono un po' smarrite. Ho trovato questo contrasto tragico e comico al tempo stesso. |
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Attraverso la metafora del concerto, il film parla dei rapporti fondamentali tra il singolo e la collettività. |
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Questa metafora è insita anche nella scelta stessa del concerto che occupa la parte finale del film, il "Concerto per violino e orchestra" di ?ajkovskij. Secondo me, alla base dell'attuale crisi, c'è proprio il rapporto tra il singolo e la collettività. Oggi constatiamo che abbiamo raggiunto il massimo grado di individualismo e che gli esseri umani si sentono in una situazione precaria rispetto al mondo: vorrebbero mantenere i diritti fondamentali dell'individuo, tornando tuttavia a una società più solidale. E mi sono reso conto che quel concerto di ?ajkovskij non potrebbe essere armonioso se il violino e l'orchestra non fossero complementari. Se il violino non suona bene, l'orchestra va per conto suo e viceversa: il legame tra individuo e collettività deve essere molto solido e, per trovare l'armonia e il benessere, bisogna cercare di suonare il più possibile all'unisono. |
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Come si può definire l'armonia suprema di cui spesso parla Andrei nel film? |
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E' il sogno che vogliono realizzare i miei personaggi russi che sono stati messi al bando dalla società. In qualche momento della nostra vita, siamo tutti stati messi alla prova e "al tappeto". Per rialzarsi cercano di ritrovare l'autostima, poi di rimettersi in piedi e di tornare a essere degli esseri umani con una dignità. Per ritrovare un'armonia suprema, anche solo per un secondo, per il tempo di un concerto, e per dimostrare a se stessi che hanno ancora la forza di sognare e di stare in piedi. E' una piccola vittoria sulla morte, che ci spia da dietro le quinte. Sono interrogativi che possono riferirsi anche a chi non ha mai sofferto in modo tragico: sono capace di sognare, di desiderare di raggiungere "l'armonia suprema"? Sono in grado di cambiare? |
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Come si può descrivere l'umorismo del film? |
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L'umorismo che preferisco è quello in reazione alla sofferenza e alle difficoltà. Per me, l'ironia è un'arma gioiosa e intelligente, una ginnastica della mente, contro la barbarie e la morte, un modo per spezzare la tragedia che ne è la sorella gemella. Di fatto, nel film, l'umorismo deriva da una ferita che si è aperta trent'anni prima, nell'Unione Sovietica di Brežnev. A quell'epoca, i personaggi sono stati umiliati e messi al tappeto. La loro volontà di rialzarsi e di riconquistare la dignità si esplicita anche attraverso l'umorismo. Al di là della loro tragedia, i protagonisti trovano la forza di portare fino in fondo i loro sogni grazie all'ironia, a mio parere la più bella espressione dell'energia vitale. |
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Come sempre è ricorso ad attori di origini diverse... |
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Sì. Ci sono innanzitutto cinque straordinari attori russi che sono molto famosi nel loro paese. Sono rimasto colpito dalla loro capacità di esprimere al tempo stesso l'interiorità e l'esteriorità e di recitare con tutto il loro corpo. In più, ho avuto la fortuna di lavorare con attori francesi eccezionali. Ma, soprattutto, è stato meraviglioso assistere all'incontro tra queste due scuole che a poco a poco sono arrivate a comprendersi. E non dimentico i miei amici attori rumeni! Insomma, è stato un melting pot incredibile. |
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E Mélanie Laurent ? |
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L'avevo adorata in tutti i film che aveva interpretato prima, ma credo che abbia avuto il suo primo grande ruolo di donna in questo film. Abbiamo cercato di costruire un personaggio di donna realmente emancipata. Ci tengo a ringraziarla per tutto quello che mi ha dato, perché è stata semplicemente sublime. E attenzione: ha la stoffa della star! |
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Le riprese del concerto vero e proprio sono di un virtuosismo impressionante. Come si è preparato? |
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E' stato un incubo durato sei mesi! Avevo una paura terribile di quella scena perché il film si chiude sul concerto che rimane quindi impresso nella mente dello spettatore. Non potevo permettermi di sbagliare quella sequenza per nessun motivo, senza contare che non avevo mai filmato un concerto di musica classica. Ho iniziato guardando tutti i film sulla musica e diversi DVD di registrazione di concerti classici, rock, etc. Così facendo ho imparato molto: qual è il "linguaggio" e l'importanza di ciascun strumento, in quale momento e in quale modo bisogna filmarlo affinché sia drammaticamente efficace. La sfida era tentare di essere un po' più spettacolare e moderno rispetto a una registrazione, pur restando fedele alla drammaturgia e ai personaggi e senza strafare. Per rendere gli attori dei musicisti credibili, abbiamo in seguito lavorato con alcuni istruttori. Abbiamo preparato la scena finale inquadratura per inquadratura. Avevamo tutti una serie di cartelli che indicavano il ruolo di ciascuno, sempre in funzione dei tempi musicali. Al momento delle riprese, abbiamo lavorato con tre macchine da presa che dovevano inquadrare ciascuna un musicista o una sezione. È stato un lavoro difficilissimo, a maggior ragione perché avevamo a disposizione solo quattro giorni e dovevamo proteggere il più possibile gli attori da tutta quella tensione. Infine, durante le riprese, ho dovuto tener conto dei flashback che avrei dovuto inserire in fase di montaggio, calcolandoli quasi al secondo, anche in funzione delle sonorità musicali. |
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Quale sarà il suo prossimo progetto? |
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Il mio progetto futuro sarà un film in arabo sulla condizione delle donne arabe dal titolo "La sorgente delle donne". |
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