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"L'eleganza del riccio", il bestseller di Muriel Barbery, approda al cinema il primo weekend del 2009 con il titolo, sicuramente meno evocativo rispetto al libro, "Il riccio": l'adattamento cinematografico è opera della giovane Mona Achache, che ha scelto Josiane Balasko per la parte della portinaia Renée e la piccola Garance Le Guillermic per quella di Paloma. La regista è venuta a Roma a dicembre per presentare il film ed intergrare l'intervista che la distribuzione (Eagle Pictures) ha diffuso per il lancio del film. |
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Come riassumerebbe la storia del film? |
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E’ la storia di un incontro insolito, in un palazzo borghese di Parigi, fra Renée, una portinaia discreta, brontolona e solitaria, Paloma, una bambina molto intelligente con tendenze suicide, e Kakuro Ozu, un ricco ed enigmatico signore giapponese. |
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Che rapporto ha avuto col libro di Muriel Barbery? |
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Ho scoperto questo libro proprio quando è uscito. Qualche tempo prima, incontrando la produttrice Anne-Dominique Toussaint, le avevo sottoposto una mia sceneggiatura: mi aveva detto che se avessi trovato una storia più divertente da raccontare le sarebbe piaciuto lavorare con me.
Una sera un’amica mi parla di un libro che aveva appena finito di leggere, “L’eleganza del riccio”! Me lo presta, io lo leggo e chiamo Anne-Dominique: lo legge, se ne innamora anche lei, chiamiamo la Gallimard e otteniamo un incontro con Muriel Barbery. Il risultato di quell’incontro è stato che la Barbery mi ha scelto e abbiamo ottenuto i diritti. |
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Quali sono i problemi che ha incontrato scrivendo questa sceneggiatura? |
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Alcuni libri sono più letterari di altri. “L’eleganza del riccio” lo è enormemente. Lo scopo dell’adattamento, perciò, era quello di rendere cinematografico ciò che era letterario. Nel libro Paloma scrive un diario, nel film usa una macchina da presa e disegna. Non ho voluto usare la classica voce fuori campo così tanto sfruttata. La macchina da presa di Paloma doveva essere il supporto della sua voce. Ho voluto che la sua sottigliezza si percepisse, piuttosto che renderla udibile.
Il film, come il libro, è un alternarsi costante fra il punto di vista di Paloma e quello di Renée. Bisognava trovare un buon equilibrio e non privilegiare un personaggio piuttosto che l’altro, dovevano esistere uno indipendentemente dall’altro e l’uno non doveva prevalere sull’altro. |
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Esistono, nel libro, le date che lei fissa durante tutto il film? |
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No. L’idea delle date che vanno a ritroso fino a quella del suo compleanno, ovvero a quella del programmato suicidio, è arrivata abbastanza tardivamente. Ogni giorno Paloma disegna qualcosa che mette in una cassetta e alla fine questo crea una specie di quaderno dove si trovano tutti i suoi pensieri. Evitando di essere troppo morbida o esplicativa, ho voluto rendere questa voglia di morire credibile. |
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Come ha reagito Josiane Balasko quando ha letto la sceneggiatura? |
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Josiane non aveva letto il libro. Quando ha letto la sceneggiatura, è stata molto diretta e l’ha commentata in dettaglio, e non solo riguardo al personaggio di Renée. Credo che il nostro incontro l’abbia convinta.
Per essere l’opera prima di una regista così giovane, è normale dover fare conoscenza prima di decidere... |
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Per il ruolo di Paloma, chi aveva in mente quando cercavate la bambina? |
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Pensavo ad una bambina non particolarmente bella ma con molto charme, una bambina con tanta forza di volontà e determinazione, non vulnerabile. E non so perché, ma la immaginavo bionda.
Mentre scrivevo la sceneggiatura, andai a vedere Little Miss Sunshine. Questa bambina con lo sguardo particolare, molto lucido e un po’ severo verso il mondo degli adulti era la persona che cercavo, ma il personaggio rimaneva ancora molto astratto fisicamente.
Quando il casting director mi fece vedere Garance seppi istintivamente che era lei e non ho più voluto vedere altre attrici.
Ho voluto che le fossero tagliati i capelli, che fossero ricci e che portasse gli occhiali. Solo adesso mi rendo conto che Garance/Paloma mi assomiglia! Oltretutto nella vita reale si chiama come una delle mie figlie! Ripensandoci, mi sorprendo a pensare su quanto io mi sia identificata in questa bambina. Ho molto attinto ai miei ricordi d’infanzia nello scrivere il personaggio di Paloma. |
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Le è stato difficile dirigere un’attrice di 11 anni? |
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No, nei miei due cortometraggi c’erano già dei bambini. Inoltre Garance è molto dotata, particolarmente a suo agio, concentrata e matura. Durante le riprese abbiamo avuto un rapporto molto tenero, molto complice. Sempre divertendoci, abbiamo cercato insieme il personaggio, con i suoi piccoli tic, il modo in cui aggiustava gli occhiali in cima al naso, come attorcigliava i capelli fra le dita, come abbassava il mento e alzava lo sguardo... |
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Qual è il suo ricordo più bello? |
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Il giorno che Anne-Dominique mi ha chiamata, una sera di dicembre dicendo: “Buon Natale! I diritti per “Il riccio” ce li abbiamo noi!”. E poi un anno dopo, quando mi chiamò per dirmi: “Buon Natale! Josiane Balasko ha letto la sceneggiatura e ti vuole incontrare!”. |
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Ma poi, in fondo, chi è il riccio? |
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Io credo che tutti noi siamo un po’ dei ricci, nella vita... con più o meno eleganza! |
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