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Esce venerdì 22 gennaio "Nine", trasposizione firmata da Rob Marshall (autore di "Chicago") dell'omonimo musical di Broadway, a sua volta ispirato ad "8 1/2" di Fellini. C'è molta Italia nel film di Marshall, nelle location e nei ruoli secondari, con un cameo di Sophia Loren. Alla conferenza stampa di presentazione Marshall è accompagnato, oltre che dalla Loren, da Penelope Cruz e Marion Cotillard, protagoniste della pellicola insieme a Daniel Day-Lewis, Nicole Kidman e Kate Hudson. |
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Bentornato a Roma, dove hai girato parte del film... |
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Essere qui con queste grandissime attrici e lavorare al set del film in questa città è stato un grandissimo onore. Di fronte a tanta grandezza ci sentiamo in un certo senso umili, siamo molto felici. |
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Come è nato questo progetto? |
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Dopo Chicago ero alla ricerca di qualcosa di diverso; ero molto entusiasta del progetto di “Nine” per quello che rappresentava, intrattenimento, ruoli straordinari, affrontando un argomento che ha molta più sostanza. E’ un film che parla di fare film, quello che noi artisti viviamo continuamente; voglio essere chiaro che non si tratta di un remake di “8 ½”, anche perché un capolavoro, quale “8 ½”, non può essere oggetto di remake. E’ più la versione cinematografica del “Nine” di Broadway, che a sua vota era liberamente basato su “8 ½” (con il consenso di Federico Fellini, ndr), così come “Pigmalione” diventa “My fair lady” o “Le notti di Cabiria” “Sweet charity”, è una narrazione del musical che prende le mosse da questo, ma non è un remake. |
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Fai vedere un’Italia un po’ stereotipata; avete questa visione all’estero? |
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Va detto che il film è ambientato nel 1964 a Roma, e a me quell’epoca piace tantissimo; il mio obiettivo principale era quello di riuscire ad afferrare la bellezza e l’eleganza, momenti chic di un’epoca molto elegante, girare a Piazza del Popolo insieme a Sophia Loren in questo bar dove si vedono persone elegantemente vestite che sorseggiano champagne, un po’ un aspetto di dolce vita che volevo trasferire sullo schermo. |
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Cosa è stato difficile in questa trasposizione? |
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Per quel che riguarda la trasposizione dal musical di Broadway alla pellicola è stato necessario ripensarla a livello concettuale, aggiungendo tre nuove canzoni – una di queste è la canzone che canta Sophia Loren, “Guarda la luna”. Abbiamo aggiunto un nuovo personaggio femminile, Stephanie, interpretato da Kate Hudson. A Broadway il musical era basato quasi esclusivamente su quella che era la fantasia, un solo uomo con tutte queste donne intorno; se avessimo dovuto trasporlo così non avrei potuto disporre di questo fantastico cast di attori italiani; abbiamo aggiunto elementi della realtà, della memoria, del ricordo: abbiamo ripensato il musical in termini cinematografici. |
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Come avete concepito il personaggio di Daniel Day-Lewis? |
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Daniel è uno dei più grandi attori esistenti e credo che questa opinione sia abbastanza condivisa da tutti. Lui ha un modo per entrare nel personaggio, ci si tuffa e fa sì che le cose poi vengano naturali, spontaneamente; questo suo modo ha aiutato tutti noi, aiutandoci a percepire la verità del personaggio. Lo fa in una maniera molto bella, piena, completa, fantastica, e anche le caratteristiche fisiche che lo fanno somigliare a Fellini è qualcosa che è venuto fuori in maniera molto naturale. |
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Cosa ha rappresentato per te e per il cinema Fellini? |
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E’ il maestro di tutti i maestri.
La cosa importantissima è il continuo passaggio tra la realtà, la fantasia e la memoria, ed è questo il motivo per cui è stato molto bello lavorare a qualcosa ispirato da lui, è molto bello poter trasporre il suo lavoro in un musical. Una delle cose più insidiose quando si realizza un musical è che ad un certo punto un attore comincia a cantare: perché? Questa cosa può influenzare molto negativamente un film (questo però è un elemento proprio del genere, può piacere o non piacere, ndr), invece Fellini consente di fondere questi due mondi.
La possibilità di usare quest’opera come fonte di ispirazione è stato per me un grandissimo onore. |
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In America il film non è andato molto bene in sala, che opinione si è fatto di questo? E che immagine c’è oggi di Fellini in America? |
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Io sono un creativo, posso senz’altro voler bene a tutti voi in questa sala, ma gli articoli, le recensioni, non li leggo. In questa maniera cerco di rimanere più sicuro possibile.
Per quel che riguarda Fellini, purtroppo la conoscenza che ne abbiamo negli Stati Uniti è tale per cui se si chiede ai giovani chi sia magari non sanno rispondere, non lo conoscono. La mia grande speranza è che andando a vedere “Nine” le persone si sentano ispirate a risalire a quella che è stata la fonte, e quindi poi vadano a vedere “8 ½” e scoprano Fellini e le sue opere. |
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