Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Intervista: Shirin Neshat

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Venerdì 12 marzo esce "Donne senza uomini", produzione tedesca realizzata dall'iraniana Shrin Neshat, a lungo applaudita all'ultimo Festival di Venezia. Siamo nel 1953, anno del colpo di Stato, un quarto di secolo prima della rivoluzione islamica; "Donne senza uomini" racconta un pezzo di storia attraverso gli occhi di quattro donne, riparate in un giardino. La Bim, cada di distribuzione del film, ha diffuso un'intervista alla regista, in cui chiarisce alcuni aspetti della sua opera e della sua storia.
Intervista Shirin Neshat: Domanda 1Lei è nata nel 1957, ma può descriverci l'impatto che il 16 agosto 1953 ebbe sui suoi familiari?
Quando nacqui io era diventato quasi tabù parlare apertamente del colpo di stato del 1953, quindi quasi non ricordo di aver mai sentito i miei familiari esprimere le loro opinioni e raccontare le loro esperienze. Scoprii in seguito che alcuni dei miei parenti stretti e dei miei amici erano simpatizzanti di Mossadegh e non osavano parlare dell'argomento. Di fatto, immediatamente dopo il golpe, lo Shah assunse il controllo totale del paese, compreso l'esercito, e trasformò la società iraniana da una democrazia in una dittatura, monitorando rigorosamente i cittadini attraverso la Savak, la polizia segreta. Quindi era molto problematico criticare lo Shah anche nelle riunioni conviviali, in quanto poteva sempre esserci un agente Savak tra gli ospiti! Nonostante ciò, contro lo Shah e i suoi alleati stranieri, in particolare gli Stati Uniti, si sviluppò in tutto il paese un vasto gruppo studentesco di opposizione che alla fine scaturì nella Rivoluzione Islamica del 1979.
Intervista Shirin Neshat: Domanda 2Il contesto della storia rappresenta un capitolo fondamentale nella politica mediorientale (il primo e ultimo periodo democratico in Iran) eppure oggi è quasi sconosciuto. Perché il 16 agosto 1953 è così dimenticato al di fuori del Medio Oriente?
Non so di preciso perché, ma ho la sensazione che solo dopo l'11 settembre l'opinione pubblica americana abbia sviluppato un'autentica curiosità e un genuino interesse per le culture e la storia islamiche e mediorientali. A quanto mi risulta, in tempi recenti pochissimi studiosi o mezzi di informazione hanno fatto riferimento al colpo di stato del 1953 organizzato dalla CIA, che è stata direttamente responsabile della formazione della Rivoluzione Islamica. Sono convinta che sarebbe utile rivisitare la storia, in modo da chiarire determinati fatti, da comprendere i motivi profondi all'origine del conflitto tra occidente e mondo mussulmano e da offrire nuove prospettive, studiando per esempio come i mussulmani hanno subito il comportamento criminale di grandi imperi occidentali come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna.
Intervista Shirin Neshat: Domanda 3Quali sono state le sue prime riflessioni leggendo il romanzo della Parsipur? Può raccontarci come ha scoperto il libro e come è nato il desiderio di trarne un film?
"Donne senza uomini" è un libro molto conosciuto in Iran e Shahrnush Parsipur è senza dubbio una delle scrittrici iraniane più celebri. Ho iniziato a conoscere i suoi romanzi da giovane e sono rimasta molto affascinata dalla sua immaginazione e dallo stile surreale della sua scrittura che si presta a trasposizioni cinematografiche di forte impatto visivo.
Nel 2002, quando ho provato un forte desiderio di realizzare un lungometraggio e mi sono messa a cercare la storia giusta, un mio amico docente ha riportato alla mia attenzione questo romanzo. Ben presto mi sono persuasa che "Donne senza uomini" fosse la storia giusta per me: naviga tra le complesse problematiche delle diverse realtà sociali, politiche, religiose e storiche dell'Iran e tuttavia sviluppa temi profondi, emozionali, filosofici, personali e universali che trascendono qualunque concetto di tempo e di spazio. Inoltre sono rimasta incantata dalla natura poetica del romanzo e dall'uso dei simbolismi e delle metafore. Per esempio, il giardino in cui si rifugiano le donne funziona come un luogo di esilio, tema molto toccante e sentito da tanti iraniani.
Intervista Shirin Neshat: Domanda 4E' diventata amica di Shahrnush Parsipur? Può descriverci la vostra collaborazione e dirci come le sue opere hanno influito sul suo lavoro di artista?
Ho iniziato a cercarla appena ho deciso di dedicarmi a questo progetto. Ho scoperto che viveva nel nord della California e sono andata a conoscerla. A partire da quel primo incontro, è diventata una forza trainante della mia vita, sia attraverso i suoi scritti, sia come donna che ha subito più sofferenze di chiunque io conosca: anni di prigionia, la separazione dal figlio, la povertà, la malattia. Eppure Shahrnush resta una delle persone più positive e ottimiste che io abbia mai incontrato. Sono rimasta particolarmente toccata quando ha accettato un ruolo nel film e penso che abbia interpretato magnificamente la tenutaria del bordello nella storia di Zarin.
Intervista Shirin Neshat: Domanda 5Come ha affrontato la trasformazione del romanzo in sceneggiatura?
Sapevo che sarebbe stata una grande sfida soprattutto perché la storia segue simultaneamente le vicende di cinque protagoniste, ognuna delle quali è assolutamente unica nella sua natura, nelle sue aspirazioni e nel rappresentare una precisa classe sociale ed economica. Alcuni personaggi del romanzo sono molto surreali e danno un sapore di fiaba alla narrazione; per esempio Mahdokht, la donna che non riesce a gestire la sua umanità e finisce col piantare se stessa per diventare un albero. Alla fine abbiamo deciso di eliminare dalla sceneggiatura questo personaggio. Come vedrete nel film, Munis e Zarin hanno un temperamento magico, mentre Faezeh e Fakhri restano molto pragmatiche. Inoltre, nel romanzo della Parsipur, la dimensione politica è citata solo come sfondo alle vicende delle protagoniste. Io invece ho deciso di sviluppare la narrazione enfatizzando la crisi storica e politica del periodo in cui gli americani organizzarono il colpo di stato che rovesciò il governo di Mossadegh. E mi sono spinta al punto di trasformare Munis, una delle protagoniste del film, in un'attivista politica.
Intervista Shirin Neshat: Domanda 6Ovviamente non ha potuto girare il film in Iran. Dove lo ha girato?
Abbiamo girato il film a Casablanca, in Marocco, soprattutto perché ci siamo resi conto che Casablanca assomigliava meravigliosamente alla Teheran degli anni '50. Avendo lavorato spesso in Marocco in passato, ho sviluppato ottimi rapporti di lavoro con l'industria cinematografica e in generale con i marocchini.
Intervista Shirin Neshat: Domanda 7Come è stata accolta in Iran la sua serie di fotografie "Women of Allah" e come pensa che reagirà il pubblico iraniano al film?
La serie "Women of Allah" non è mai stata esposta pubblicamente in Iran e persino le stampe di riproduzione hanno sollevato molte controversie. Diversi funzionari l'hanno considerata sovversiva e l'hanno criticata, pur non comprendendone del tutto il significato e l'orientamento concettuale. Temo che "Donne senza uomini" non potrà essere distribuito in Iran, in parte a causa della mia carriera artistica, ma soprattutto a causa delle polemiche suscitate dal romanzo, che fu messo al bando subito dopo la pubblicazione, e ovviamente anche per via delle nudità che ogni tanto compaiono nel film.
Intervista Shirin Neshat: Domanda 8Può parlarci del contrasto tra i colori seppia delle scene che mostrano Teheran e le tessiture cromatiche più intense delle scene nel giardino?
La questione del colore, o dell'assenza di colore, è sempre stata strettamente legata alla mia concezione artistica. Per esempio, nella serie "Women of Allah" percepivo il rigore dei soggetti: i ritratti di quelle rivoluzionarie militanti si prestavano maggiormente a una raffigurazione in un crudo bianco e nero. In questo film ho pensato che fosse interessante utilizzare colori saturi, soprattutto per rendere omaggio al periodo storico in cui il film è ambientato, gli anni '50. Tuttavia, nel corso del film lo schema cromatico cambia, dai toni vivaci del giardino, per esempio, si passa alle scene delle manifestazioni nelle strade in cui ho volutamente scaricato il colore per dare una sorta di qualità di repertorio alle immagini.
Intervista Shirin Neshat: Domanda 9Come ha selezionato il cast del film?
La scelta del cast è stata una vera sfida, poiché sapevamo fin dall'inizio che sarebbe stato impossibile avere attori iraniani che vivono in Iran. La selezione era quindi limitata agli attori che vivono in Europa. A quel punto il problema è stato che gran parte degli iraniani di seconda generazione che vivono all'estero parlano farsi con accento straniero. Per questo motivo la selezione del cast è durata un anno e mezzo. Abbiamo lavorato con una splendida agenzia di casting austriaca che ha percorso l'Europa in lungo e in largo per proporci gli attori iraniani di maggior talento. Alla fine abbiamo scelto attrici principali che avevano già esperienze professionali, con l'eccezione di Arita Shahrzad che interpreta il ruolo di Fakhri.
Intervista Shirin Neshat: Domanda 10E' evidente che sul piano visivo l'immagine del chador la affascina. E' un fascino puramente cinematografico o c'è qualcosa di più profondo?
Il mio interesse nei confronti del velo o del chador ha ragioni sia estetiche che metaforiche. Il velo è sempre stato un argomento complesso: alcuni lo considerano un emblema esotico, altri un simbolo di repressione, altri ancora un simbolo di liberazione. Tuttavia è solo in Occidente che suscita controversie. Nella realtà, il velo è quello che la maggior parte delle donne mussulmane indossa in pubblico e non ha necessariamente tante connotazioni politiche.
Poiché "Donne senza uomini" è ambientato negli anni '50, quando le donne potevano scegliere se indossare o meno il velo, nel film vediamo alcune donne, come Munis e Faezeh, che sono sempre velate, e Fakhri, che è occidentalizzata e veste alla moda, che non si copre con il velo.
Intervista Shirin Neshat: Domanda 11Il giardino è un luogo fondamentale sia nella cultura persiana, sia nella sua infanzia. Qual è per lei il significato primario del giardino nella sua cultura, nel suo lavoro e in questo film?
Il concetto di giardino occupa una posizione centrale nella letteratura mistica delle tradizioni persiana e islamica, per esempio nei poemi classici di Hafez, Khayyam e Rumi, dove si fa riferimento al giardino come allo spazio della trascendenza spirituale. Nella cultura iraniana, il giardino è anche stato considerato in termini politici, come luogo che evoca i concetti di esilio, indipendenza e libertà.
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Donne senza uomini
di Shirin Neshat
Drammatico, 2009
95 min.
Film diretti:
2009  Donne senza uomini
Festival di Venezia 2009
66a Mostra del Cinema dal 2 al 12 settembre
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