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Esce venerdì 2 aprile in Italia uno dei maggiori incassi della stagione d'oltralpe, "Il piccolo Nicolas e i suoi genitori": Laurent Tirard porta sul grande schermo i racconti de "Le petit Nicolas" scritti da René Goscinny (autore di Asterix, tra gli altri) e illustrati da Jean-Jacques Sempé. Il film è delicato e divertente, e vince nella mancanza di pretese quanto alla 'lezione morale' sull'educazione. In Italia sarà distribuito dalla Bim, che ha diffuso alla stampa la segeunte intervista con l'autore Laurent Tirard. |
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Come è nato il progetto? |
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I produttori hanno avuto l'idea di adattare "Il Piccolo Nicolas" e hanno pensato che io fossi la persona giusta per farlo, quindi mi hanno contattato. Non si tratta di un mio progetto, ma quando me l'hanno proposto mi è sembrato irrinunciabile. Sono cresciuto con "Il Piccolo Nicolas", è un'opera che mi corrisponde e mi parla. Ho immediatamente visualizzato come sarebbe stato il film.
Nicolas è un personaggio universale in cui ognuno di noi può riconoscersi, mi rimandava alla mia infanzia. Mi piaceva il doppio livello del racconto: un livello per i bambini e un livello per i più grandi. |
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Come spiega l'universalità del tandem Goscinny-Sempé? |
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Sempé e Goscinny hanno saputo catturare un profumo, una musica, che scappano dalle pagine del libro e toccano il lettore. È il mondo dell'infanzia e ognuno si identifica in questo misto d’ironia e di poesia, è uno sguardo che è al contempo ad altezza di bambino e ad altezza di adulto. Quando Spielberg fa un film con dei bambini, riesce a mettersi alla loro altezza. Ho guardato molto i suoi film per cercare di capire come fa, perché non si tratta solo di mettere fisicamente la macchina da presa ad altezza di bambino, ma anche di raccontare alla loro altezza, pur essendo un adulto e rivolgendosi anche agli adulti. |
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Come ha dato vita ai personaggi? |
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Di solito scrivo i ruoli pensando ai personaggi. In questo caso specifico, la madre di Nicolas ci poneva delle difficoltà per il suo lato un po' troppo prevedibile. Tanto potevamo rendere il padre più complesso giocando sulla sua ambizione sociale o sul rapporto che ha con il suo capo, quanto era difficile sfaccettare il personaggio della madre.
Un giorno ho chiesto a Grégoire di immaginare che fosse interpretata da Valérie Lemercier e questo ci è servito a dar vita al personaggio. Con quel pizzico di follia che la personalità di Valérie le infondeva, abbiamo subito percepito in questo personaggio di madre di famiglia una vera frustrazione.
Non tutti i personaggi dei racconti potevano comparire nel film e abbiamo dovuto tagliare, scelta che non è stata sempre facile. La maestra è un personaggio chiave nella serie, perché un numero enorme di scene è ambientato nella scuola. Dovevamo anche tenere Il Brodo, per via del suo soprannome e perché in una frase si fa un riferimento esplicito a lui. La nonna è un personaggio molto divertente, ma non avevamo abbastanza spazio per farla esistere. |
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La presenza di tanti bambini sul set ha complicato le riprese? |
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La prima scena è quella della foto di classe: gli adulti sono completamente scavalcati e calpestati dai bambini che sostengono di riuscire a controllare. Sul set è successa esattamente la stessa cosa...
Ogni giorno, al mattino tutto cominciava bene, poi, man mano che le ore passavano, la situazione degenerava! Ci mettevamo le mani nei capelli per cercare di mantenere un clima serio, ma era del tutto inutile! La sera, tornavamo a casa esausti, ma ogni mattina eravamo comunque molto felici di rivederli.
Quando qualcuno mi chiede com'è lavorare con dei bambini, rispondo che basta immaginare di essere un padre single che deve gestire otto figli il giorno della partenza per le vacanze! |
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Questo film le ha insegnato qualcosa di se stesso in quanto regista? |
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Il film mi ha dato l'opportunità di constatare che so lavorare con i bambini, che ne sono capace, o quanto meno che riesco a sopravvivere e che mi dà un autentico piacere. Con loro non ho mai avuto problemi di giochi di forza o di potere. Se un bambino non riesce a interpretare una scena, non è perché si fa delle domande sulle motivazioni del personaggio o perché mette in discussione l'autorità del regista. È perché non ci arriva e bisogna trovare un trucco, un'astuzia per sbloccarlo. Se perde la concentrazione, è perché è un bambino e non si può pretendere che resti concentrato per sei ore di fila. |
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Cosa la soddisfa di più di questa esperienza? |
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Ha molti aspetti positivi. A titolo personale, ho l'impressione che mi diventi sempre più facile raccontare. Non so se dipenda dal fatto che capisco meglio quello che voglio o dal fatto che faccio sempre meno fatica a ottenerlo, ma mi sento più sereno. Ho l'impressione che ci sia più sintonia tra quello che sento e quello che faccio. Mi pongo meno domande, ho meno ansie. Per esempio, ho meno bisogno di fare delle riprese per rassicurarmi. Tendo ad essere più naturale. |
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Cosa pensa di offrire al pubblico con il suo film? |
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Una boccata d'infanzia. A prescindere dal periodo in cui è cresciuto, spero che ognuno avrà la sensazione di rituffarsi nella sua infanzia e di ritrovarvi l'innocenza, l'ingenuità e l'entusiasmo. Il film permetterà anche a persone di generazioni diverse di confrontarsi sulla propria infanzia. Un nonno potrà andare a vedere il film con il suo nipotino e provare le sue stesse emozioni! |
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