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Esce venerdì 30 aprile “Cosa voglio di più”, il nuovo film di Silvio Soldini due anni dopo “Giorni e nuvole”, presentato poche settimane fa al Festival di Berlino. Anna e Domenico (gli ottimi Alba Rohrwacher e Pierfrancesco Favino) si innamorano, e si trovano nella difficile situazione di un rapporto clandestino e costoso, che li costringe a sacrifici affettivi ed economici. La Warner Bros, che da poco si è messa a distribuire anche film italiani, ha diffuso una breve intervista al regista. |
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Come è nata l’idea del film? |
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Nasce da due suggestioni diverse: il desiderio di posare lo sguardo sulla realtà di questo momento storico, come in “Giorni e nuvole”, di raccontarla dal dentro, dal basso; e quello di affrontare il racconto di una passione nel modo più diretto possibile, seguendo i personaggi nel loro percorso emotivo, nella verità di ogni attimo. Tutto è cominciato quando una mia amica impiegata mi ha raccontato il momento che stava vivendo: per la prima volta è stato un episodio di vita reale a fare scattare l’idea di un film. Il racconto di quella vicenda personale mi ha trasmesso una forte sensazione di mancanze: di tempo, di luoghi per incontrarsi, di soldi. Volevo mettere in scena proprio questo: un innamoramento, una grande passione, ma in un contesto familiare, sociale, culturale molto specifico, con tutti i condizionamenti che ne derivano. |
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Anna e Domenico sono anime divise in due: da che parte si dovrebbe stare? |
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Da una parte c’è la voglia di buttarsi e vivere fino in fondo la passione e l’amore, dall’altra la paura, il senso di responsabilità, la considerazione di ciò che si è investito per avere la vita che si ha. Il film non si schiera, il pubblico potrà identificarsi con tutti i personaggi. L’essere inevitabilmente in contrasto con ciò che vogliono i due protagonisti non rende Alessio e Miriam dei personaggi negativi. Sono solo umani. |
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Non eravamo abituati a scene di sesso nei tuoi film... |
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Mi piace che ogni film mi proponga una sfida diversa, la possibilità di entrare in campi mai esplorati prima. Un tempo avrei avuto difficoltà ad affrontare anche la scena della domenica in famiglia, con tutti quegli attori attorno a un tavolo… Insomma, diciamo che era venuto il momento e che con la serenità e l’esperienza di oggi mi sentivo pronto. In “Cosa voglio di più” il sesso è raccontato come tutti gli altri momenti della storia, in maniera molto naturale, ed è necessario per spiegare come cambia progressivamente il rapporto tra Anna e Domenico. Cerca l’immedesimazione, non l’erotismo. Alba e Pierfrancesco, si sono messi completamente in gioco con grande generosità e professionalità. Spesso nei film queste scene non si provano, per ritardare il momento dell’imbarazzo, ma poi si arriva al momento di girare senza sapere esattamente cosa dovrebbe accadere e i risultati sono deludenti. Noi abbiamo fatto delle prove come per tutte le altre scene e le abbiamo girate in piano sequenza, senza interruzioni. |
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Perché hai scelto questi attori? |
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Terminata la sceneggiatura con Doriana Leondeff e Angelo Carbone avevo idee piuttosto confuse sui due protagonisti. Anna doveva essere una donna di trent’anni con una sua forza, sensualità, capace di prendere l’iniziativa, un’immagine un po’ lontana da quella che nella mia testa avevo di Alba Rohrwacher. Se alla fine ho scelto lei è solo merito suo: aveva così voglia di fare questo ruolo, di mettersi alla prova su un personaggio così lontano da quelli che le sono stati offerti finora, che dopo cinque provini ho capito che ce l’avrebbe fatta.
Pierfrancesco Favino non lo conoscevo, è stato subito un bell’incontro, gli ho fatto un provino e quando lo abbiamo visto assieme ad Alba, abbiamo subito capito che Anna e Domenico erano loro.
Con Teresa Saponangelo avevo già lavorato ne “Le acrobate”, l’ho ritrovata in vari altri film e il ruolo di Miriam mi sembrava perfetto per lei.
Giuseppe Battiston invece è l’unico attore che avevo in mente sin dalla fase di scrittura. Con lui esiste ormai una storia, un legame che attraversa tutti i miei film tranne il primo, e ho sempre voglia di offrirgli personaggi nuovi, diversi da quelli già affrontati, per andare avanti con un nostro discorso. Mi diverto molto a lavorare con lui. |
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Dopo due film ambientati a Genova sei tornato a Milano. Perché? |
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Una storia del genere non potevo che ambientarla a Milano. Anna vive nell’hinterland e ogni giorno per lavorare viene in centro col treno, i suoi genitori e la zia stanno in periferia dove hanno anche una lavanderia, Domenico vive in una specie di grattacielo periferico. Mi piaceva indagare il rapporto tra centro e periferia, molto cambiato negli ultimi tempi, sia dal punto di vista sociologico che pittorico. Mi interessava fotografare un paesaggio urbano modificato, i centri commerciali, i lavori in corso, le costruzioni che avanzano… |
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