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Esce in Italia venerdì 7 maggio "Draquila - L'Italia che trema", documentario di Sabina Guzzanti che riporta testimonianze sul terremoto che sconvolse un anno fa L'Aquila e l'Abruzzo intero. La pellicola è distribuita dalla Bim, che ha trasmesso una video intervista alla Guzzanti che di seguito trascriviamo, in cui la regista racconta il suo lavoro lungo un anno tra materiale d'archivio e testimonianze dirette. "Draquila" è stato selezionato dal Festival di Cannes che inizierà la prossima settimana, inserito tra le 'proiezioni speciali'. |
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Da dove arriva l’idea di questo film e perché? |
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Stavo lavorando su un altro progetto: l’idea era quella di cercare di raccontare quello che sta succedendo in questo paese, che credo sia una cosa che un po’ tutti – anzi, in tanti – cerchiamo di fare, anche per capirlo noi perché effettivamente le cose sono cambiate in modo molto veloce, non capiamo bene in che direzione, quanto sia casuale e quanto predeterminato; ci sono tante domande su quello che sta succedendo, che si fanno anche all’estero anche perché una democrazia che prende all’improvviso questa deriva è un fatto che preoccupa tutti e che potrebbe succedere ovunque.
Quindi stavo facendo un lavoro sull’opposizione, per capire come hanno fatto a disintegrarsi, da dove sono partiti, cosa c’era di buono, cosa è stato perso. A un certo punto è arrivata una mia amica che mi ha detto “ti devo far conoscere un signore che dice delle cose stranissime su L’Aquila, non ho capito niente ma è il genere di cose che interessano a te”, l’ho conosciuto, effettivamente ha parlato tre ore e siamo rimasti tutti abbastanza sconvolti da quello che diceva. Tra queste cose ce n’erano certe che, andando a L’Aquila, ho verificato: facendo domande qua e là mi sono sembrate veramente inquietanti e mi è sembrato che ci fosse materiale per fare un film. |
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Come hai lavorato? |
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La troupe era composta da ben... cinque persone: abbiamo accumulato una quantità di girato spropositata, idem per il materiale di repertorio, qualcosa come 500 ore visionate. Ho cominciato a montare quando l’80% delle riprese era fatto, continuando a fare interviste la struttura diventava più chiara e saltavano fuori cose nuove: quando abbiamo cominciato noi a scoprire questa cosa della Protezione Civile non ne sapeva niente nessuno, poi a febbraio sono scoppiati gli scandali e la cosa è diventata di dominio pubblico, quindi questo ha fatto sì che ci fosse qualcuno in più diposto a parlare; anche le rivelazioni di Ciancimino sono state importanti per collegare insieme tutti i pezzi della storia. |
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La promozione del film sembra essere strettamente legata ai lettori che ti seguono on-line. Come mai sei andata in questa direzione? |
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Io il blog ce l’ho da tantissimi anni, è una piccola comunità, alla fine scrivo quel che faccio, quel che ho in testa e lo condivido con quelli del blog, per cui quando cercavo il titolo mi è venuto spontaneo chiedere on-line. Sono arrivate una valanga di proposte, cosa che mi ha molto sorpreso perché non credevo che fosse un argomento così sentito ancora oggi. Il titolo “Draquila” l’ha proposto una persona di Udine che non conosco se non attraverso il nickname: il mago di Oz. |
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Il film andrà a Cannes, fuori concorso: quale risonanza pensi potrà dare al film, sia in Italia che all’estero? |
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Mi sembra che in Italia il fatto di andare a Cannes fa sì che ti trattino tutti con più rispetto, e questo mi fa molto piacere; all’estero non so, penso sia un argomento interessante perché l’Italia è stata spesso un laboratorio di cose, non sempre belle, che poi sono state esportate, e comunque la crisi della democrazia è un fenomeno internazionale. Credo sia importante chiarire, e non ridurre la faccenda a “però gli italiani perché lo votano, alla fine?”, perché evidentemente la faccenda non è così semplice. Mi ricordo, per esempio, che quando ho fatto “Viva Zapatero!” i francesi erano molto più strafottenti e tra le righe dicevano “siete dei coglioni, questa cosa qua non sarebbe mai possibile” e adesso che si ritrovano Sarkozy hanno più o meno lo stesso atteggiamento disfattista disperato che avevamo noi qualche tempo fa – mentre adesso credo che si cerchi innanzitutto di cercare di capire cosa succede veramente, quale sia la portata del fenomeno, quanto consenso sia vero, quanto portato dai media, quanto creato dalla corruzione e dalla clientela. Siamo usciti dalla fase dello shock, anche il fatto di poter parlare con quelli che votano Berlusconi è una fase abbastanza nuova, è stata nuova anche per me ed è rasserenante: le ragioni per cui lo votano sono ovvie tutto sommato, c’è la propaganda, c’è la clientela, c’è la mancanza di un’alternativa, sono ragioni evidenti. E’ come se ti sei fatto male a un polpaccio e non hai il coraggio di andare a vedere che è successo, poi però a un certo punto vai a vedere ed è sempre il tuo polpaccio, quindi lo puoi curare. |
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Che emozioni ti aspetti abbiano gli spettatori da questo film? |
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Penso che sia un’esperienza forte e interessante: per me lo è stata, non è stato facile ficcare tutto in un’ora e mezza; è stata un’esperienza molto ricca, però credo che il film sia una buona sintesi di tutto questo. E’ interessante la presentazione del 5 maggio a L’Aquila, chi ha vissuto questa storia trovandosi di fronte a una sintesi così avrà anche qualcosa da ridire, troverà che ci sono degli argomenti che non sono stati affrontati, ma sono curiosa di sapere se sentono che in qualche modo è stata fatta un po’ di giustizia o se si sentono almeno un po’ soddisfatti. |
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