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Intervista: Dei Piccoli

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La terza e ultima puntata dell'indagine sulle sale di quartiere romane ci porta nel cuore verde di Roma, Villa Borghese, dove da 75 anni il Cinema dei Piccoli - per qualche tempo "Casa di Topolino", finché la Disney non ha posto il veto - fa una programmazione diurna adatta ai bambini, aprendo le porte ai grandi per gli spettacoli serali. Roberto Fiorenza, gestore dal 1980, racconta il cambiamento portato dalla diffusione di TV e VHS, e le molte iniziative cge permettono al Dei Piccoli di restare competitivo. Intervista realizzata da Flavia D'Angelo.
Intervista Dei Piccoli: Domanda 1Il Cinema dei Piccoli è una delle sale più particolari e conosciute di Roma...
Il Cinema dei Piccoli nasce nel 1934 per iniziativa di un impiegato comunale del Dipartimento Demanio e Terreni con la passione per il cinema e abbastanza tempo libero per inventarsi un secondo lavoro. La sala fu costruita su un terreno in concessione pubblica con il progetto originale di farne un cinema dedicato ai bambini. La posizione era ideale, in quanto al tempo la Casina delle Rose – ora Casa del Cinema – era una rinomata gelateria, la Vaccheria Bernardini, che produceva artigianalmente grazie alle mucche che teneva sul posto. Mio padre entrò in società con la famiglia dei primi proprietari nel 1974 e, dato che faceva il programmista, prese la gestione del cinema introducendo una programmazione d’essai serale nel “piccolo club d’essai”.
Intervista Dei Piccoli: Domanda 2Chi erano e cosa facevano i “programmisti”?
Negli Anni Settanta e Ottanta il mercato era molto diverso da adesso, così come era diverso il rapporto di forza tra i distributori e le sale cinematografiche. I programmisti erano un tramite tra il distributore e l’esercente: ogni programmista aveva un “pacchetto” di sale per le quali cercava di ottenere dalle distribuzioni i film più richiesti. Più ampio era il circuito del programmista, maggiore era la sua capacità contrattuale nei confronti delle distribuzioni.
La forza contrattuale delle sale cinematografiche era notevolmente maggiore di adesso: il numero delle sale era nettamente inferiore a oggi, anche in una grande città come Roma, e gli esercenti potevano ottenere l’esclusiva di un film e tenerlo in programmazione anche un anno nella stessa sala. Oggi il rapporto con gli esercenti è diverso: la sala ha perso molta autonomia in relazione alla scelta del film da programmare, e sicuramente non esiste più l’esclusiva.
Attualmente i programmisti sono diventati “agenti regionali” che lavorano con società in proprio, soprattutto in provincia. Gli agenti regionali hanno contratti – non esclusivi – con più distributori: il loro obiettivo principale è procurare alla sala il film più atteso dal pubblico.
Intervista Dei Piccoli: Domanda 3Cosa è cambiato negli ultimi decenni?
Io ho preso la gestione della sala nel 1980 – quindi trent’anni fa – insieme a Caterina Roverso. In questi anni è cambiato molto, quasi tutto. Ancora negli Anni Ottanta lavoravamo anche con il 16mm e programmavamo i cartoni di Pippo, Paperino e Topolino con un grandissimo successo di pubblico. La televisione commerciale nasceva in quegli anni, ma in generale non c’erano film o programmi per bambini: il nostro cinema aveva un grande afflusso di pubblico. Ma nel corso del decennio le cose sono cambiate: la televisione, ma all’inizio soprattutto le videocassette, hanno iniziato a fare concorrenza al cinema. Mi ricordo che una volta un bambino, guardando il cartellone di un cartone animato che avevamo in sala, mi disse “io questo ce l’ho”. Da lì, secondo me, è iniziato il vero cambiamento nelle abitudini del pubblico.
Intervista Dei Piccoli: Domanda 4Come fate a restare competitivi anche oggi?
A livello di programmazione e progetti, portiamo avanti molte iniziative. Per esempio, abbiamo proposto alle scuole una serie di percorsi cinematografici a cui fa seguito un laboratorio nel parco o alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Puntiamo sulla diversificazione dell’offerta, e cerchiamo di aumentare il numero dei film e degli eventi in programmazione per accontentare fasce di pubblico anche molto diverse tra loro: non a caso il Cinema dei Piccoli è stato definito una “multisala virtuale”.
La forza della nostra sala è la programmazione per bambini ma negli orari serali programmiamo film d’essai. Abbiamo creato anche un sito – dove tra l’altro ricostruiamo la storia della sala e alcuni aneddoti ad essa legati – e una mailing list che si è dimostrata fondamentale nell’informare il pubblico su una programmazione così variata.
Intervista Dei Piccoli: Domanda 5Si dice che la proiezione in digitale sarà il futuro della sala cinematografica, grazie alla possibilità di abbattere i costi di sviluppo e stampa della copia in pellicola...
Il Cinema dei Piccoli proietta in pellicola 35 mm. Personalmente penso che la proiezione in pellicola dia al pubblico più di quanto dia il digitale, anche se la resa visiva ovviamente è ottima. La pellicola, per così dire, “pulsa” e riesce a dare in coinvolgimento emotivo maggiore allo spettatore. Il grande business del digitale per ora si basa sul boom del 3D, trainato anche dal fattore novità e moda. Sono poche le sale che proiettano in digitale anche film 2D, anche se questa possibilità potrebbe avere delle potenzialità interessanti.
Un tempo il pubblico aspettava l’uscita dei film in sala – e seguiva il cinema con un atteggiamento molto diverso – anche perché c’era una continuità artistica tra ciò che arrivava in sala. Oggi la maggior parte degli spettatori non ricorda quasi nulla dei film degli Anni Sessanta e Settanta, proprio perché non ha visto questi film in sala. Portare queste pellicole in digitale potrebbe essere un’opportunità per rimetterle in programmazione in alcune sale, contribuendo a creare quel discorso di continuità che ha costituito uno degli elementi di successo della cinematografia – non solo italiana – dei decenni passati.
Intervista Dei Piccoli: Domanda 6Un’altra delle possibilità della proiezione digitale è quella di trasmettere in diretta “contenuti alternativi”...
Personalmente non credo che in una città come Roma questi “contenuti alternativi”, quali eventi sportivi o concerti, possano trovare un pubblico disposto a seguirli in una sala cinematografica. Forse questo tipo di contenuti potrebbe avere un certo successo nelle sale provinciali, che potrebbero tentare una riconversione economica puntando su un’offerta più varia... Il problema di città come Roma è l’opposto: l’offerta di eventi è talmente ampia che qualsiasi nuova iniziativa rischia di perdersi.
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