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Più che un'attesa, una gestazione: a nove mesi di distanza dal IV Festival Internazionale del Film di Roma esce finalmente nelle sale italiane il film vincitore, il danese “Broderskab” (pubblicizzato col doppio titolo “Brotherhood - Fratellanza”), costruito sul rapporto omosessuale tra due giovani neonazisti. La Lucky Red, che si occupa della distribuzione italiana del film, ha diffuso la trascrizione della conferenza stampa del regista Nicolo Donato in occasione della presentazione del film alla stampa romana. |
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Partiamo dal tema del film: nazismo e omosessualità. |
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“Brotherhood - Fratellanza” non è né un gay movie né un nazi movie. E’ vero che la prima idea mi è venuta vedendo il documentario “Men, Heroes, Gay Nazis”: il contesto neonazista mi è sembrato subito ideale come ambientazione per la mia storia. Ma attenzione: non è né “American History X” né “I Segreti di Brokeback Mountain”. E’ una storia di amore estrema, nei presupposti e nelle conseguenze.
Già all’inizio delle riprese abbiamo avvertito una certa tensione: la prima scena è stata girata nei pressi di una torre che è un luogo di ritrovo abituale di gruppuscoli neonazisti. Abbiamo dovuto ingaggiare delle guardie che tenessero d’occhio la situazione ma, ciò nonostante, non posso dire che fossi tranquillo. Fortunatamente il resto delle riprese si è svolto senza problemi. Oggi, se dovessi mandare un messaggio a queste persone, direi loro di venire a vedere il film. Gli darebbe molto da riflettere sul tema del rispetto nei confronti degli altri. E, in generale, è proprio questo il mio auspicio: che il film faccia riflettere sul tema del rispetto e dell’umanità. |
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Si nota accuratezza nella ricostruzione degli incontri dei gruppi di estrema destra, compresa una certa attenzione alla tematica del rispetto dell’ambiente. |
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Stavo lavorando alla sceneggiatura quando, sui giornali, ho letto di questo personaggio che si autodefiniva “nazista biologico”. Ho riso come un pazzo e ho deciso che dovevamo inserire questa tematica nel film. Tornando seri, per la ricostruzione degli ambienti e delle tematiche mi sono avvalso della collaborazione di un mio amico che, in gioventù, è stato parte del movimento neonazista e, prima di dissociarsene, ha scontato 5 condanne in carcere. Non ho potuto citare il suo nome nei credits del film, gli ho dovuto garantire l’anonimato per proteggerlo da eventuali ritorsioni, ma la sua esperienza è stata fondamentale perché mi ha insegnato che tutti possiamo cambiare. Se fosse ancora un nazista o un razzista non potrebbe essere mio amico. |
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Viene citato Ernst Röhm, gerarca nazista omosessuale e braccio destro di Hitler fino a quando il suo orientamento sessuale fu usato come scusa per giustiziarlo. |
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Durante il Terzo Reich, Hitler aveva molte persone intorno ed è molto probabile che alcuni di loro fossero omosessuali. Addirittura alcune fonti dicono che 16 tra i 40 gerarchi più potenti lo fossero. Certo, non c’è modo di verificarlo, come non c’è modo di verificare le voci sulla presunta omosessualità del Führer. Di sicuro sappiamo che era un pazzo assassino e che, fin da bambino, crebbe in mezzo alla violenza. E la violenza ti fa diventare violento anche nei confronti dei tuoi amici, come Ernst Röhm appunto. |
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La figura più difficile e controversa è Jimmy, un camerata duro e puro che non può accettare l’omosessualità senza vivere un forte conflitto interno. |
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Il mio rapporto con David, durante le riprese, è stato molto intenso, arrivando a volte perfino allo scontro, perché David ha una personalità molto forte. Ho parlato a lungo con lui del personaggio, ero stato a trovarlo in Svezia in un periodo molto delicato per lui, quando la madre era appena morta di cancro e con quello stato d’animo e in quella atmosfera abbiamo creato insieme un personaggio drammatico come quello di Jimmy.
I miei attori si devono preoccupare soltanto di quello: il personaggio. I miei set sono molto minimali, uso poche luci e solitamente una camera a spalla. Gli attori non si devono preoccupare di come è posizionata la camera o se hanno messo un piede in modo sbagliato: ciò che conta è il personaggio, molto più della sceneggiatura. Se non si ricordano una battuta non è importante. |
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La colonna sonora del film, a parte un episodio, non suona nazirock, ma anzi dà spazio a sonorità indie; il tema d'apertura, poi, è composto e eseguito da te. |
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La musica si intona ai sentimenti dei protagonisti e, insieme alla fotografia, è il vero valore aggiunto di un film. Già da quando ho cominciato a lavorare alla sceneggiatura ho iniziato a sentire delle musiche nella mia testa, ed alcune di queste musiche erano già finite addirittura prima che la stessa sceneggiatura fosse completa. Non ho manie di protagonismo e non volevo essere anche l’interprete del tema d’apertura ma, quando siamo andati in studio ad inciderlo, i produttori hanno insistito perché lo facessi. E l’ho fatto, sapendo bene che una bella colonna sonora non appartiene all’autore, ma al film. |
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