Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Intervista: Pupi Avati

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A 72 anni, dopo ben 41 film, Pupi Avati racconta per la prima volta una storia d'amore, struggente e malinconica. Protagonisti Fabrizio Bentivoglio e Francesca Neri. Il film è stato presentato alla Casa del Cinema di Roma, dove il regista bolognese ha tenuto una simpatica conferenza stampa trattando vari temi, compreso quello 'spinoso' dell'esclusione all'ultimo Festival di Venezia.
Il film esce nelle sale italiane l'8 ottobre, distribuito da 01 in circa 200 copie.
a cura di Riccardo Rizzo
Intervista Pupi Avati: Domanda 1Come nasce questa storia, con un tema così delicato?
La ragione per la quale mi sono occupato di questa patologia è il rapporto con il tempo. Sono un 72enne e dunque un anziano, nel secondo tempo della propria vita.
Molti miei film guardano con affettuoso rammarico al periodo della mia infanzia, vissuta forse troppo frettolosamente, ed ora si sta agitando dentro di me quel bambino di 9, 10 anni, che pensavo di aver dimenticato. La storia si sarebbe dovuto chiamare una sconfinata infanzia...
Intervista Pupi Avati: Domanda 2Ci sono diversi elementi autobiografici.
Sì. Tutto, dal cane Perché, che era il cane di mio padre, al diamante ritrovato dalla zia nella macchina dove i miei genitori persero la vita, è accaduto veramente. E poi le corse con i tappi, la lotta che facevamo con Leda, che è stata la mia prima ebbrezza sessuale, e Nerio, il bambino senza palato che sapeva tutte le tabelline a memoria, sono tutte storie reali.
Il mio suocero, ebbe questa patologia, e mi sono commosso. Ho avuto il pretesto, dopo 41 film, di scrivere una storia d’amore, con la a maiuscola: mi è sembrato un pretesto narrativo fantastico, sebbene nato da un episodio doloroso.
Credo che oggi più che mai ci sia bisogno di amore, sono contento di aver scritto una storia dove coincidono malattia e amore, perchè ormai non si abbandonano più solo i cani sulle autostrade, ma si abbandonano anche i parenti e questo dovrebbe farci riflettere.
Intervista Pupi Avati: Domanda 3Come considera la sua infanzia?
La considero abbastanza normale, non magica, salvo forse la ricerca del diamante nella macchina distrutta dall’incidente, anche se credo che ogni persona nella propria vita abbia vissuto qualcosa di unico ed irripetibile.
C'è una cosa però che mi premeva raccontare: volevo arrivare assolutamente alla resurrezione, un elemento che mi inteneriva molto: solo da bambini, infatti, si crede addirittura alla resurrezione.
E' l'unico momento della vita in cui pare che tutto sia possibile.
Intervista Pupi Avati: Domanda 5Altro tema non molto affrontato dal cinema nostrano è quello dell'amore coniugale.
Anche se non ho dati statistici da mettere in campo, sono sicuro che i matrimoni durevoli in Italia siano la maggioranza, nonostante siano più visibili quelli che naufragano. E' vero che il cinema non tratta questo tipo di rapporti, ma è anche vero che la realtà è diversa. Io sono sposato con la stessa signora da 46 anni, con la quale litigo tutti i giorni, e alla quale sono costantemente riconoscente perché mi tiene sempre in uno stato di agitazione perenne. Nel tempo da passione il matrimonio diventa affetto, ma se penso che questa persona che sa tutto di me (e io di lei) non ci dovesse un giorno essere più, sarebbe per una mancanza terribile, probabilmente insopportabile.
Intervista Pupi Avati: Domanda 6Quale è stato l’aspetto più difficile del film?
Sicuramente quello di produrre emozioni continuamente, in ogni scena, ma abbiamo affrontato questa storia con un grande pudore interpretativo. Il rischio era di pigiare troppo l’accelleratore e di speculare sulle emozioni, per questo abbiamo cercato di levare e non aggiungere pathos: "sottoemozionandoci". Eppure gli elementi c'erano tutti: il cane, il bambino, la malattia ecc.
Intervista Pupi Avati: Domanda 7C'è una scena che le sta particolarmente a cuore?
C’è un momento che amo tantissimo nel film: lo sguardo smarrito di Fabrizio dopo aver picchiato Chicca, che è esaustivo: c’è il suo passato, il presente e il futuro.
Intervista Pupi Avati: Domanda 8Nota dolente: l'esclusione dal Festival di Venezia. Oggi rivede la situazione in un’altra maniera?
C'è ben di peggio per un regista che leggere che il suo film è stato "bocciato" anche se in quel momento sono rimasto sbigottito. I film che sono stati presi in concorso non li ho visti, ma solo perché non vado mai al cinema.
Per quanto riguarda il mio film credo ada totalmente controcorrente rispetto al trend dei film italiani di oggi: se analizziamo i dati del cinetel si vede come al momento sembra che il pubblico voglia vedere solo film comici, voglia ridere, basta guardare gli incassi...
Eppure sono convinto che ci sia un potenziale bacino di utenza che non voglia vedere film che necessariamente facciano sganasciare dalle risate.
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Una sconfinata giovinezza
di Pupi Avati
Drammatico, 2010
98 min.
Film diretti:
2014  Un ragazzo d'oro
2011  Il cuore grande delle ragazze
2010  Una sconfinata giovinezza
2010  Il figlio più piccolo
2009  Gli amici del Bar Margherita
2008  Il papà di Giovanna
2007  Il nascondiglio
2006  La cena per farli conoscere
2005  La seconda notte di nozze
2005  Ma quando arrivano le ragazze?
2003  Il cuore altrove
2003  La rivincita di Natale
2001  I cavalieri che fecero l'impresa
1986  Regalo di Natale
1976  La casa dalle finestre che ridono
1968  Balsamus, l'uomo di Satana
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