Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Intervista: Olivier Masset-Depasse

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Esce venerdì 18 novembre in pochi cinema ma buoni (il Greenwich e il Mignon a Roma, l'Anteo Spazio Cinema e l'Eliseo a Milano) “Illegal”, una co-produzione tra Belgio, Lussemburgo e Francia scritta e girata da Olivier Masset-Depasse. “Illegal” racconta di due clandestini russi (Tania e Ivan, madre e figlio) che vivono in Belgio, finché Tania non viene arrestata e minacciata di essere rimpatriata. La Archibald, distribuzione italiana del film, ha fatto pervenire alla stampa questa breve intervista all'autore.
Intervista Olivier Masset-Depasse: Domanda 1Mostri uno spaccato di illegalità, ma è evidente che non consideri illegali solo i clandestini, ma anche il sistema...
Si, in effetti è il sistema che io considero illegale, non Tania.
I centri di detenzione amministrativa che si trovano nei nostri paesi, che dovrebbero rispettare i diritti umani, sono illegali. La stragrande maggioranza degli immigrati clandestini detenuti in questi centri sono dovuti fuggire dalla povertà estrema, dalle dittature, dalle guerre, e quando dopo un viaggio spesso faticoso e pericoloso finiscono nei nostri paesi, noi li accogliamo sbattendoli in prigione. Vengono trattati come criminali. Infatti, il Belgio è già stato condannato 4 volte dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo per trattamento disumano e degradante. Questo dimostra fino a che punto il mio paese sostiene i suoi ideali.
Intervista Olivier Masset-Depasse: Domanda 2Gran parte del film si svolge in un centro di detenzione amministrativa.
Molti film hanno mostrato ciò che la gente è disposta a sopportare per stare qui, nei nostri paesi. Un giorno ho scoperto che vivevo a 15 chilometri da uno di questi centri di detenzione. Ho voluto saperne di più. Ero quindi spesso sul campo, a incontrare immigrati clandestini ma anche donne guardie e la polizia. Abbiamo potuto visitare un centro. Era importante che restassi obiettivo. Il centro di detenzione nel film è un set. Fare delle riprese in un vero centro di detenzione era fuori discussione, è ancora più complicato che girare in una prigione. Abbiamo scoperto questo edificio dopo 4 mesi di ricerche. Il Centro 111 bis nel film è sia reale che immaginario. Volevo trasmettere chiaramente la sensazione delle sedi governative che sono vecchie e degradate, ma volevo comunque mantenere una qualità drammatica.
Mi piaceva il fatto che l’unico contatto con il mondo esterno fosse il telefono, un oggetto a cui ci si aggrappa letteralmente, che domina il
corridoio. E il fatto che questo corridoio simboleggi il tunnel in cui si trova Tania.
Intervista Olivier Masset-Depasse: Domanda 3Avresti potuto girare un documentario; perché hai scelto un'opera di finzione?
Permette un’esplorazione più profonda della soggettività dei vari personaggi, cercavo di arrivare a qualcosa di più universale. Inoltre, volevo trattare il soggetto come un thriller psicologico. Ho pensato spesso a “Fuga di mezzanotte” durante le prime fasi concettuali di “Illegal”. Per evitare di cadere nel manicheismo, o nell’agenda di sinistra, volevo che il film fosse realistico e fondato su ricerche approfondite. Tutto ciò che si vede nel film è accaduto realmente almeno una volta. Ho voluto mostrare come le guardie e alcuni membri della polizia siano anche loro vittime del sistema.
Intervista Olivier Masset-Depasse: Domanda 4Il film è girato prevalentemente con la macchina a mano e su molti primi piani.
Volevo esprimere la soggettività, catturare reazioni sensoriali affinché lo spettatore entrasse nel film, s’identificasse col personaggio. La macchina a mano contribuisce a questo aspetto, rendendolo reale. Quando un corpo vibra, l’inquadratura trema.
Per questo film volevo fare delle riprese usando obiettivi a lunghezza focale media o lunga per non perdere mai di vista Tania, per essere sempre intimamente con lei.
Intervista Olivier Masset-Depasse: Domanda 5Mostri la violenza usata dalla polizia in modo molto cruento.
Ma mostro anche che nella polizia non sono tutti dei pitbull. Infatti, nel film cerco di mostrare che la violenza nasce dalla loro frustrazione e dalla difficoltà del loro lavoro.
Detto questo, non giustifico i comportamenti barbari. Ovviamente ciò che accade nel film non avviene quotidianamente. Tuttavia, esistono numerosi racconti di violenza da parte della polizia, troppi. I decreti reali dicono chiaramente: “Queste persone non devono desiderare tornare nel nostro paese.” Questo apre le porte a ogni tipo di abuso di potere. Nel film ritraggo le tecniche di coercizione e i metodi autorizzati usati dalla polizia (le deportazioni sono state filmate); gettano benzina sul fuoco. Oltre tutto, le squadre di polizia di trasferimento non hanno alcun rapporto con gli immigrati che scortano. Vedono solo scorrere una continua fiumana di visi anonimi.
Intervista Olivier Masset-Depasse: Domanda 6La forza di "Illegal" deriva dal fatto che non è solo un film con un messaggio, ma anche il ritratto di una madre.
Il film parla soprattutto di una madre divisa da suo figlio. Era importante mantenersi su questa linea narrativa universale, pura, chiara. Il commento sociale doveva restare in secondo piano. Le prime versioni del copione erano molto dure: integravano tutte le cose terribili che mi erano state narrate. Eppure quasi da subito, la storia della madre è diventata il punto centrale. Ho eliminato tutto ciò che ci allontanava dalla sua storia.
Intervista Olivier Masset-Depasse: Domanda 7Tania è russa, non africana o asiatica, come in altri film che affrontano la questione dell'immigrazione clandestina.
Innanzitutto è reale. In Belgio, molti dei clandestini parlano russo. Volevo un personaggio che vi somigliasse il più possibile, affinché lo spettatore s’identificasse. È anche per questo motivo che ho voluto che a interpretare Tania fosse un’attrice belga, non russa. Volevo che il pubblico dicesse: “Quella potrei essere io”.
Intervista Olivier Masset-Depasse: Domanda 8Tania è soprattutto una donna isolata.
Quando si vive clandestinamente è molto difficile farsi degli amici. E poi questo avrebbe coinvolto un comitato di sostegno, dimostrazioni, ecc. Questo ci avrebbe allontanato troppo dalla struttura che cercavo: dovevamo restare con Tania e suo figlio. Lei non ha neanche un uomo nella sua vita. Vive solo per suo figlio.
Tania è una combattente. È in lotta continua. Il personaggio esige che sia dura, che non conceda nulla, che sia determinata, pronta a tutto, paranoica. Tania non è una persona che suscita subito simpatia. La fa gradualmente attraverso la sua lotta di madre.
Intervista Olivier Masset-Depasse: Domanda 9E' il secondo film che giri con Anne Coesens.
Anne Coesens è uno Stradivari. Con uno strumento simile non devi cambiare nulla: se lo suoni non te ne stanchi mai. Ho girato tutti i miei film (due cortometraggi e due lungometraggi) con lei. Credo di capire cosa suona reale in un ruolo, ma con Anne posso davvero spingermi oltre. Con lei più che con altri divento veramente un regista per gli attori. La nostra simbiosi influisce in modo molto positivo sui miei film, e su questo l’ha fatto in modo particolare.
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Illegal
di Olivier Masset-Depasse
Drammatico, 2010
90 min.
Film diretti:
2010  Illegal
Festival di Cannes 2010
63ª Edizione