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Brillante opera prima della regista milanese Paola Randi, che con ironia ed intelligenza esplora una Napoli multiculturale nella quale si intrecciano le storie di tre uomini, costretti ad una coabitazione forzata nel quartiere srilankese della città. Dopo una buona accoglienza di critica all'ultimo Festival di Venezia - sezione controcampo - il film, distribuito dall'Istituto Luce, vince il 5° Est Film Festival. Nel cast il fratello di Toni Servillo, Peppe, e Gianfelice Imparato, oltre a Saman Anthony, al debutto sul grande schermo. |
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Qual è stata l’idea che l'ha spinta a fare questo lungometraggio? |
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Volevo raccontare l’Italia multietnica con ironia. Cercavo un luogo ed una comunità che me lo permettessero. Un giorno, trovandomi vicino Piazza Dante a Napoli, vidi degli scugnizzi che giocavano a calcio con una pallina da tennis e altri ragazzi srilankesi, elegantissimi, che giocavano a cricket. Pur essendo milanese, sono stata a Napoli quattro mesi per fare delle ricerche, e al tempo stesso cercavo di immaginare come rendere un italiano, straniero in Italia. Così mi è venuta in mente la figura che meglio potesse rappresentarlo: un precario! |
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Il tuo film devia da percorsi ovvi, ci sono diverse contaminazioni tecniche. |
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Ho avuto la fortuna di lavorare sulla sceneggiatura con un fantastico team, lasciando anche agli attori la libertà di improvvisare. La mia intenzione era quella di sperimentare, e mi piaceva l’idea della rappresentazione - ironica - di un pensiero.
Ho provato con la manipolazione delle immagini con effetti in ripresa, perché volevo dare alla pellicola un sapore di artigianalità. Tecniche che mi sono servite per portare sullo schermo la “magia” che ognuno di noi vive ogni giorno. Insomma, avevo pochi soldi... bisognava usare le idee! |
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Descrivi la tua esperienza a Napoli. |
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Napoli è una città multietnica pazzesca, che ho imparato a conoscere bene. E’ stato fatto un grande lavoro di scenografia e di scelta delle location. Mentre la parte srilankese era facile, perché reale, la location dei criminali era più difficile e pericolosa da scegliere. Alla fine abbiamo trovato un posto magnifico: l’antico supermercato della base NATO a Napoli. E’ una città che ti offre mille spunti, mille opportunità. |
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Che caratteristiche cercavi per il protagonista srilankese? |
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Volevo trovare una persona che conoscesse non solo la lingua, ma anche la cultura italiana. Imprescindibile, comunque, era che avesse una buona padronanza di linguaggio, visto che avrebbe dovuto recitare insieme a Peppe e Gianfelice, che parlano con un accento napoletano...importante! |
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Un’ultima domanda: non trovi che ci siano troppe poche registe donne nel panorama cinematografico italiano? |
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Purtroppo esiste ancora una dicotomia tra famiglia e carriera. Lo trovo anacronistico al giorno d’oggi. C’è bisogno del patrimonio artistico delle donne, anche perché siamo solo il 7%, praticamente come i panda, che sono in via di estinzione! E’ una rappresentazione della realtà troppo piccola, anche se non siamo gli unici: anche in America le percentuale sono, ahimè, sostanzialmente uguali. |
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